Volge al termine in Campidoglio “l’era” della parità di genere, ovvero il principio che impone che uomini e donne siano ugualmente rappresentati all’interno degli organi di governo. Oltre alla trasformazione della commissione delle Elette in commissione Pari opportunità – con contestuale riduzione del numero delle rappresentanti – l’M5S, nella proposta di modifica dello statuto di Roma capitale, si appresta ad abrogare il principio di parità sia nella giunta capitolina sia nelle giunte dei municipi.
La proposta di modifica firmata da 17 consiglieri M5S, infatti, prevede che siano cambiati il comma 3 dell’articolo 25, quello che disciplina la composizione della giunta capitolina e il comma 21 dell’articolo 27, relativo alla giunte dei municipi. Nelle versioni attualmente in vigore, entrambi i commi stabiliscono che “fra i nominati è garantita la presenza, di norma in pari numero, di entrambi i sessi, motivando le scelte difformemente operate con specifico riferimento al principio di pari opportunità”. La nuova versione, invece, prevede solo genericamente che “fra i nominati è garantita la presenza di entrambi i sessi”.
Sulla vicenda le opposizioni annunciano battaglia in aula, dove il provvedimento arriverà una volta terminato il giro di pareri che dovranno arrivare dai municipi. Una volta in Assemblea capitolina, lo statuto potrà essere modificato con il voto favorevole dei due terzi dell’assise in prima battuta, poi, nel caso il quorum non fosse raggiunto, basterà la maggioranza assoluta.
Furibonda la replica di Sabrina Alfonsi, presidente del I Municipio. «“Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.” Così la nostra Costituzione, all’art.51. Il percorso delle donne per avere pieno accesso alla vita pubblica e alla rappresentanza è pieno di ostacoli, e questo lo sapevamo già. Ma che sia la maggioranza 5 stelle che sostiene la prima donna Sindaca di Roma a promuovere atti che vadano contro la parità di rappresentanza di entrambi i sessi ci lascia senza parole.
La modifica proposta allo Statuto di Roma Capitale che abolisce il principio della pari rappresentanza di genere è un obbrobrio politico e legislativo.La rappresentanza di genere nelle giunte, a qualsiasi livello, è infatti normata per legge, dal Testo Unico per gli Enti Locali e dalla Del Rio n.56/2014, che all’ art.1, comma 137, recita: “Nelle giunte dei comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento, con arrotondamento aritmetico.”. L’ennesimo scivolone, quello di oggi, che dimostra tutta l’arroganza grillina, in spregio a conquiste che discendono dalle lotte di intere generazioni di donne. Se le donne tornano indietro, è tutta la società che regredisce, evidentemente c’è ancora bisogno di spiegarlo”».
Alle consigliere dem risponde Gemma Guerrini, presidente della Commissione elette del Campidoglio, per la quale “l’opposizione, capitolina e municipale, dà prova di non conoscere la materia di cui parla” e “solo ora si accorgono delle modifiche e dell novità che stiamo apportando alla carta fondamentale dell’amministrazione capitolina”. Per Guerrini i dem al Campidoglio quindi sono “legati al superato concetto delle “quote rosa” e ignorano, chissà se volutamente o per mera ignoranza, quanto prescrive la legge 7 aprile 2014, n. 56, all’articolo 1, comma 137, che garantisce la parità di genere. Vogliamo ricordare, inoltre, al Pd e ai municipi che con il M5S la Capitale d’Italia ha la prima sindaca donna”.


