Studenti a Kabul, si cercano soluzioni per l’espatrio

Incontro La Sapienza-Farnesina. Messa, non ci fermeremo

Calca all'aeroporto di Kabul

“Le autorità italiane stanno lavorando, questo è certo. Ma se mi si chiede quando le studentesse afghane arriveranno in Italia a questa domanda proprio non so rispondere”. E’ stato laconico, anche se sempre fiducioso, il prorettore dell’Università La Sapienza, Bruno Botta, al termine dell’incontro che si è svolto nel pomeriggio tra i rappresentanti dell’Ateneo romano e quelli della Farnesina che si occupano del caso delle 81 studentesse afghane ammesse all’università La Sapienza di Roma, rimaste bloccate dal primo attentato all’aeroporto di Kabul dell’Isis-K. Le persone che la Sapienza nelle sue intenzioni vorrebbe “accogliere” nei suoi corsi sono complessivamente oltre 180: alle 81 studentesse si aggiungono almeno anche altre 100 persone, molti dei quali uomini, tra giovani ricercatori, docenti e studenti che in un primo momento non erano stati ammessi ai corsi dell’ateneo romano.

Al centro dell’incontro – a quanto si è appreso – l’apertura da parte dei talebani che potrebbero consentire sia a stranieri sia agli afghani di poter lasciare il Paese a patto che siano in possesso di un visto di un altro Stato che li voglia ospitare. Il nodo da sciogliere – secondo quanto riferito – sarebbe quello di verificare se il documento di pre-accettazione rilasciato dalla Sapienza, possa bastare per permettere alle studentesse bloccate a Kabul di lasciare l’Afghanistan o se sono necessari altri passaggi ‘burocratici”. Nella stessa situazione si troverebbero anche altri sei studenti accettati dall’Università di Padova. Le 81 ragazze sono iscritte al corso di “Global Humanities” della facoltà di Lettere e Filosofia del Dipartimento Italiano di Studi Orientali. Più difficile sembrerebbe la situazione degli studenti che non sono stati ammessi sin da subito dall’ateneo romano. Nell’attesa le studentesse vivono giorni d’angoscia a Kabul.

Per garantire loro maggiore sicurezza, ha riferito la ministra dell’Università e della Ricerca Cristina Messa, sono state divise in gruppi e affidate in situazioni protette in più case: “stanno girando, per evitare di essere identificate. La situazione in questo momento è protetta, però bisogna correre. C’è un intensissimo scambio tra i tre ministeri coinvolti e l’università Sapienza. Prevedere il futuro è difficile, ma stiamo veramente facendo di tutto”. “Fino ad ora – ha spiegato la ministra – abbiamo inviato la lista di studenti e studentesse considerati a rischio, che erano stati già accettati e in rapporti con il nostro Paese, perché erano in lista di priorità presso il ministero degli Esteri”. La fase due ora però è più difficile. “Le liste nominative restano solo in mano a noi, non devono arrivare alle forze che stanno occupando il Paese. Bisogna capire se si riesce ancora con qualche volo, altrimenti via terra”, dice ancora la ministra. Per l’organizzazione dei voli, sottolinea, “si può lavorare con Francia e Inghilterra in modo particolare”. E anche di questo il ministero della Difesa e degli Esteri si stanno occupando.

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