(di Cecilia Ferrara per Ansa)
Un misto tra “responsabilità”, “era l’unica scelta possibile”, “fare argine alla destra”. Queste le parole scelte dai giovani democratici della sezione romana del Pd Mazzini Trionfale. Alla vigilia della formazione del governo di Mario Draghi, la base del partito ha in mente solo una cosa: nel governo di unità nazionale che spenderà i 209 miliardi di euro del Recovery Plan bisogna esserci.
L’Ansa ha fatto una visita alla sezione con più iscritti della Capitale, fondata nel 1945 nel quartiere di Prati, per chiedere se ci fosse imbarazzo tra i militanti all’idea di condividere un esecutivo con la Lega di Matteo Salvini. “Il nuovo governo è un’opportunità – afferma il segretario della sezione, Giovanni De Lupis -, un’opportunità fuori tempo massimo perché pensavamo di dover andare al voto e invece abbiamo ancora l’occasione di ristrutturare questo Paese con il Recovery Plan”.
Tutti uniti contro la pandemia, anche insieme a Salvini
L’idea di stare con Salvini non vi crea imbarazzo? “Finché Salvini è più europeista del Pd – risponde De Lupis – per me va bene“.”Il punto non è il disagio o l’imbarazzo che si possono provare – aggiunge il segretario dei Giovani Democratici del Municipio I di Roma, Antonio Serra -, il punto è tirare fuori il senso di responsabilità che ha sempre caratterizzato il Partito Democratico, è successo per il Conte 2, a maggior ragione deve succedere ora con una pandemia globale in corso”.
Per alcuni militanti “è l’unica soluzione possibile, la soluzione migliore”, per altri si tratta di una “fase politica nella quale stanno crollando i veti dei partiti l’uno sull’altro, si pensi a quello dei Cinque stelle su Berlusconi o appunto a quello del Pd sulla Lega”. Ma alla domanda se Renzi abbia fatto bene a far cadere il governo e a portare alla soluzione Draghi la risposta è netta: “Non credo proprio – dice Leonardo Pavone -. Non penso proprio, si stava bene anche prima”.
In ogni caso “sarebbe incoerente se lasciassimo alla destra delle sfide fondamentali per il presente dell’Italia, come il piano vaccinale, ma anche per il suo futuro come il Recovery Plan, afferma Alessandro Ceschel. E Conte? Il riferimento del polo progressista? Conte – dicono dal circolo Trionfale Mazzini – non è affare del Partito Democratico, adesso la questione Conte passa in secondo piano. “Anzi – conclude uno dei giovani militanti – voglio proprio vedere quanto ancora sentiremo parlare di lui”.