Ucraina: dopo Bucha, Ue e Usa pronte a nuove sanzioni contro la Russia

Secondo il presidente Volodymyr Zelensky nel sobborgo a nord ovest di Kiev sarebbero stati commessi dei "crimini di guerra". Intanto oggi e domani i ministri degli Esteri della Nato si riuniscono a Bruxelles e l’Ucraina resta ovviamente il tema principale, se non esclusivo, nell’agenda dei lavori. Mentre l’ultimo aggiornamento dell’intelligence britannica pubblicato dal ministero della Difesa, la città ucraina di Mariupol, il principale porto sul Mar d’Azov, è ancora soggetta a bombardamenti e attacchi aerei russi

Unione europea, Stati Uniti e Regno Unito si preparano a imporre nuove sanzioni contro la Russia in seguito alle uccisioni di civili avvenute a Bucha, il sobborgo a nord ovest di Kiev, in Ucraina, dove sarebbero stati commessi dei crimini di guerra. In un discorso al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha descritto le atrocità come dei “crimini di guerra”, mentre l’ufficio del procuratore capo di Kiev ha affermato che 4.400 incidenti sono oggetto di indagine.

L’emergere di sempre maggiori casi di potenziali crimini di guerra ha accelerato i nuovi provvedimenti internazionali che dovrebbero andare a colpire banche, funzionari russi e il divieto di nuovi investimenti. Le misure saranno svelate oggi in coordinamento fra l’Ue, Usa e Paesi del G7. L’obiettivo della comunità internazionale è paralizzare l’economia russa in modo da frenare la capacità bellica e porre fine al conflitto in Ucraina. La Commissione europea ieri ha presentato il quinto pacchetto di sanzioni che ampliano le restrizioni ai settori dei trasporti, del commercio e della finanza. Da alcuni osservatori il nuovo pacchetto è stato definito come “meno incisivo” del previsto, visto che il petrolio non è stato inserito fra le voci dell’import da sottoporre a embargo. Il divieto sarà imposto, invece, alle importazioni di carbone. Il primo passaggio per l’approvazione delle sanzioni è atteso oggi durante la riunione de degli ambasciatori dei Paesi membri dell’Ue.

Ministeriale Nato a Bruxelles

I ministri degli Esteri della Nato si riuniscono oggi e domani a Bruxelles e l’Ucraina resta ovviamente il tema principale, se non esclusivo, nell’agenda dei lavori. Ieri il segretario generale, Jens Stoltenberg, presentando la due giorni, ha affermato che si è giunti a “una fase cruciale del conflitto” e ha espresso i timori per una nuova offensiva della Russia nel Donbass, l’area sud orientale dell’Ucraina. Stoltenberg, come d’altronde ribadito più volte negli ultimi 42 giorni, ha ribadito che Mosca sta cercando di consolidare “un ponte terrestre” fra i territori controllati perlopiù dalle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk e la Crimea. Tali timori, fondati o meno che siano, non sembrano portare a modifiche dell’approccio della Nato che, secondo il segretario generale, deve restare impegnata a “sostenere l’Ucraina” ma al contempo “evitare che scoppi una guerra tra la Nato e Mosca, che è una potenza nucleare”.

Il fronte sud: Donbass ma non solo

Secondo l’ultimo aggiornamento dell’intelligence britannica pubblicato dal ministero della Difesa, la città ucraina di Mariupol, il principale porto sul Mar d’Azov, è ancora soggetta a bombardamenti e attacchi aerei russi. La situazione umanitaria nella città – che fa parte della regione di Donetsk – “sta peggiorando”, si legge nel dispaccio. “La maggior parte dei 160 mila residenti si trovano senza luce, riscaldamento e forniture idriche, oltre a essere isolati a livello di comunicazioni telefoniche”, riferisce l’intelligence di Londra, secondo cui “i russi hanno impedito l’accesso di soccorsi umanitari, probabilmente con l’intento di costringere le forze a difesa della città ad arrendersi”. Mariupol è stata accerchiato dalle forze russe dall’inizio di marzo e, secondo quanto riferito oggi dallo Stato maggiore ucraino, le sue truppe hanno respinto gli attacchi contro la città per più di 40 giorni. Ieri, inoltre, è stata bombardata anche Rubizhne, città della regione di Luhansk. Secondo quanto riferito dal governatore regionale di Luhansk, Serhiy Haidai, il bilancio del bombardamento è di una vittima e cinque feriti, mentre undici edifici residenziali sono stati distrutti. Gli attacchi sono stati effettuati anche sugli insediamenti di Lysychansk, Popasna, Severodonetsk e Toshkivka, sempre nella regione di Luhansk.

L’esercito russo, inoltre, ha lanciato diversi attacchi aerei nella notte nella regione di Dnipro, situata nell’area centro orientale dell’Ucraina, colpendo un deposito di carburante e un impianto petrolifero. Come riferisce questa mattina il governatore regionale di Dnipro, Valentyn Reznichenko, sul proprio canale Telegram, “la notte appena trascorsa è stata allarmante e complicata”. “Il nemico ha attaccato la nostra regione dall’alto e ha colpito il deposito di carburante ed uno degli impianti”, ha scritto Reznichenko, sottolineando che il deposito è stato distrutto. Al momento i soccorritori stanno ancora cercando di spegnere il vasto incendio che è divampato nella struttura, mentre il numero potenziale di vittime e feriti è in fase di accertamento.

L’allerta tuttavia, secondo lo Stato maggiore ucraino, va estesa anche all’area sud occidentale. All’aeroporto di Tiraspol, in Transnistria, regione separatista filorussa della Moldova orientale, sarebbero in arrivo degli aerei delle forze armate russe. In particolare lo Stato maggiore di Kiev sottolinea come l’esercito russo stia cercando di migliorare la situazione tattica nella regione del fiume Pivdennyj Buh, che scorre nell’Ucraina sud occidentale. A tal proposito l’esercito ucraino non esclude che il territorio della Transnistria possa essere sfruttato a supporto delle operazioni offensive russe in questa direzione.

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