Ucraina: intelligence Usa non crede al tentativo di avvelenamento di Abramovich

Lo riferiscono fonti anonime citate dalla stampa Usa, secondo cui i sintomi accusati dopo i colloqui dall’oligarca russo e dai negoziatori ucraini suggerirebbero piuttosto fattori “ambientali”. Il quotidiano statunitense “Wall Street Journal” aveva riferito ieri, sulla base di fonti anonime, che Abramovich e due negoziatori di pace ucraini avevano manifestato i sintomi di un possibile avvelenamento a seguito dei colloqui avvenuti a Kiev un mese fa

I servizi di intelligence degli Stati Uniti non credono che l’oligarca russo Roman Abramovich e i negoziatori di pace ucraini che hanno preso parte ai colloqui di Kiev un mese fa possano essere stati vittime di un avvelenamento. Lo riferiscono fonti anonime citate dalla stampa Usa, secondo cui i sintomi accusati dopo i colloqui dall’oligarca e dai negoziatori ucraini suggerirebbero piuttosto fattori “ambientali”. Il quotidiano statunitense “Wall Street Journal” aveva riferito ieri, sulla base di fonti anonime, che Abramovich e due negoziatori di pace ucraini avevano manifestato i sintomi di un possibile avvelenamento a seguito dei colloqui avvenuti a Kiev un mese fa.

Dopo la riunione avvenuta nella capitale ucraina, Abramovich avrebbe viaggiato tra Mosca, Leopoli e altre località nelle quali sono avvenute riunioni segrete tra le parti. L’ex proprietario del Chelsea, avevano riferito le fonti citate dal quotidiano Usa, avrebbe esibito in tali occasioni sintomi come occhi rossi, lacrimazione costante e dolorosa, desquamazione della pelle sul volto e sulle mani. Gli stessi sintomi sarebbero stati manifestati da due negoziatori ucraini, tra i quali il deputato tataro Rustem Umerov. Nessuna di queste persone, tuttavia, sarebbe attualmente in pericolo di vita. Le fonti citate dal “Wall Street Journal” concordavano nell’attribuire il presunto attacco a “estremisti russi che vogliono sabotare i colloqui fino alla fine della guerra”.

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