Ucraina: sono circa 20 i foreign fighter italiani

Questa 'legione' italiana in teatro di guerra è attentamente monitorata da 007 e forze dell'ordine. C'è chi è partito per convinzione politica - di estrema destra o di estrema sinistra - ma qualcuno è anche mercenario attratto dal richiamo della paga

La stima di intelligence ed Antiterrorismo è di circa venti persone. Sono i combattenti italiani in Ucraina, da una parte e dall’altra dei due schieramenti. Benjamin Giorgio Galli è finora il secondo foreign fighter che ha perso la vita nel conflitto causato dall’invasione russa: il primo è stato Edy Ongaro, militante nelle fila dei separatisti filorussi del Donbass, ucciso lo scorso 30 marzo da una bomba a mano in un villeggio a nord di Donetsk.

Questa ‘legione’ italiana in teatro di guerra è attentamente monitorata da 007 e forze dell’ordine. C’è chi è partito per convinzione politica – di estrema destra o di estrema sinistra – ma qualcuno è anche mercenario attratto dal richiamo della paga. E c’è anche chi è tornato, spaventato da quello che ha visto e subito. E’ il caso di Ivan Luca Vavassori, ex calciatore di 29 anni che era andato al fronte nelle fila delle brigate internazionali in guerra contro le truppe di Putin. La decisione di rientrare è arrivata a seguito di un ricovero in ospedale con la febbre alta e alcune ferite dopo essere sopravvissuto a un attacco russo a Mariupol. Il giovane, nato in Russia, è stato adottato dall’imprenditore Pietro Vavassori e dalla moglie Alessandra Sgarella, sequestrata dalla ‘ndrangheta nel ’97 e morta nel 2011 per una malattia.

C’è anche una donna tra i fighters italiani, la ventitreenne Giulia Schiff, un passato burrascoso da pilota nell’Aeronautica Militare: è volata in Ucraina per combattere come volontaria nelle Forze speciali della Legione internazionale. Schiff ha fatto sapere che combatte in una Brigata dell’Esercito “con grado e regolare diaria di militare”. E al fronte ha trovato anche l’amore, come ha raccontato lei stessa ai giornali, parlando della sua relazione con un commilitone.

Un giovane genovese di 19 anni, Kevin Chiappalone, è invece il primo indagato tra i combattenti italiani in Ucraina. Il ragazzo, simpatizzante di CasaPound, è andato a sostenere la resistenza contro i russi. La procura del capoluogo ligure lo accusa di essere un mercenario arruolato nella Brigata internazionale ucraina e rischia una condanna da due a sette anni. L’indagine della Digos era partita in seguito alle dichiarazioni del giovane al settimanale Panorama in cui annunciava di volere partire per difendere l’Ucraina dopo avere sentito Putin che parlava di “denazificare il Paese”. Anche lui sostiene di non essere un mercenario, ma un militare regolare nei ranghi della Legione internazionale.

Di Giuseppe Donini, 52enne di Ravenna, si dice che farebbe parte del battaglione Azov. Nel suo caso è una militanza di vecchia data, visto che c’è un suo video nella regione che risale al 2016. Con lui c’era Valter Nebiolo, che invece è rientrato in Italia. Nel Donbass, ma sul fronte opposto, quello dei filorussi, ci sarebbe Andrea Palmieri, ex capo ultrà della Lucchese, estremista di destra. Per l’Italia è un latitante che deve scontare 5 anni per aver fatto da reclutatore.

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