La mancanza di fede, la corruzione, il grido inascoltato delle vittime degli abusi. Parte anche da qui il cammino sinodale che vedrà impegnate per due anni tutte le diocesi del mondo. L’apertura si terrà in Vaticano il 10 ottobre, poi la consultazione del “popolo di Dio”, parrocchia per parrocchia, comunità per comunità, fino ad arrivare ad ottobre 2023 alla XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi con una Chiesa più “missionaria” e in ascolto e in dialogo con tutti, anche con chi non crede. Ma per quella data spunta già il nodo del voto per le donne invitate come osservatrici. Alcune realtà femminili impegnate nella Chiesa, soprattutto in Germania, chiedono al Vaticano di riconoscere questo diritto ma aperture al momento non ci sono. “Questa attenzione al voto – ha detto il cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, presentando il Documento preparatorio – non mi lascia sereno perché non è il voto che conta. Il Sinodo è un processo che coinvolge tutto il popolo di Dio che deve convergere in un consenso, conversare, discernere insieme per arrivare, possibilmente, a questa armonia.
Lo Spirito Santo è armonia e può aiutarci ad arrivare a questo consenso”. Si riparte dalle sofferenze del mondo, quelle legate al Covid ma anche alla povertà e alle migrazioni, per cambiare il volto della Chiesa. Ma “non possiamo nasconderci – si legge nel documento della Santa Sede – che la Chiesa stessa deve affrontare la mancanza di fede e la corruzione anche al suo interno”. E poi la piaga degli abusi: “Per troppo tempo quello delle vittime è stato un grido che la Chiesa non ha saputo ascoltare a sufficienza. Si tratta di ferite profonde che difficilmente si rimarginano”. E poi c’è la cura della casa comune che ha portato oggi ad uno storico appello congiunto delle Chiese cristiane, in vista della Cop26 che si terrà a novembre a Glasgow: “Qualunque sia la fede o la visione del mondo, ascoltiamo il grido della terra”, scrivono Papa Francesco, il Patriarca ecumenico Bartolomeo e l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby che sottolineano “l’ingiustizia” legata anche al fatto che coloro che più subiscono i cambiamenti climatici sono i più poveri, che meno hanno contribuito agli “abusi” sul pianeta.
Il Papa torna anche a parlare di vaccini: “Grazie al vaccino stiamo tornando pian piano a rivedere la luce”, e stiamo uscendo da questo “brutto incubo” della pandemia. Ma adesso la vera sfida “è impegnarsi perché tutti nel mondo abbiano lo stesso accesso al vaccino, perché non ci siano ‘capricci’ nello scegliere la dose più famosa e soprattutto sia gratuito per chiunque ne abbia bisogno e non un qualcosa grazie al quale trarre un facile guadagno”, ribadisce in un libro-conversazione con Fabio Marchese Ragona. E vaccini e altri dispostivi sanitari sono stati inviati quest’estate nei Paesi più poveri dall’Elemosineria apostolica che ha anche cercato di alleviare il disagio dei mesi caldi in solitudine, offrendo gite al mare e al lago di Castel Gandolfo ai senzatetto e 15mila gelati ai detenuti delle carceri romane di Regina Coeli e Rebibbia. (di Manuela Tulli per Ansa)