Salta una testa importante della sicurezza del Papa. Domenico Giani, Comandante del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, “ha rimesso il proprio mandato nelle mani del Santo Padre, in spirito di amore e fedeltà alla Chiesa ed al Successore di Pietro”. Lo afferma la Santa Sede.
Il 2 ottobre scorso l’Espresso aveva pubblico le foto di quattro persone che sarebbero indagate per l’acquisto di un palazzo a Londra . Le foto erano in una Disposizione di Servizio riservata, firmata dal Comandante del Corpo della Gendarmeria”, che riguardavano limitazioni per l’accesso in Vaticano di queste quattro persone.
Il sito Vatican News afferma che Giani intende “garantire la giusta serenità per il proseguimento delle indagini coordinate dal Promotore di Giustizia ed eseguite da personale del Corpo, non essendo emerso al momento l’autore materiale della divulgazione all’esterno della disposizione di servizio”, in cui erano riportate anche le foto delle persone interessate, e che era rivolta esclusivamente agli appartenenti al Corpo della Gendarmeria e della Guardia Svizzera Pontificia.
“Nell’accogliere le dimissioni – si legge nel comunicato – il Santo Padre si è intrattenuto a lungo col Comandante Giani e gli ha espresso il proprio apprezzamento per questo gesto, riconoscendo in esso un’espressione di libertà e di sensibilità istituzionale, che torna ad onore della persona e del servizio prestato con umiltà e discrezione al Ministero Petrino e alla Santa Sede. Papa Francesco ha voluto ricordare anche la sua ventennale, indiscussa, fedeltà e lealtà e ha sottolineato come, interpretando al meglio il proprio stile di testimonianza in ogni parte del mondo, il Comandante Giani abbia saputo costruire e garantire intorno al Pontefice un clima costante di naturalezza e sicurezza”.
Sabato scorso, il direttore della Sala Stampa vaticana Matteo Bruni, in una dichiarazione all’Ansa, aveva riferito che, per Papa Francesco, la gravità della “illecita diffusione” di quella disposizione di servizio “è paragonabile ad un peccato mortale, poiché lesivo della dignità delle persone e del principio della presunzione di innocenza.