Roma sepolta nell’incuria e nell’erba alta, cresciuta a dismisura senza alcun intervento di sfalcio, che si è ormai impadronita in modo indiscriminato di rotatorie, aiuole, giardinetti di quartiere, spartitraffico e ville storiche, è la fotografia di una capitale in piena decadenza, “azzoppata” dalle buche e ricoperta di rifiuti.

A Roma l’erba non si taglia. “Abbiamo solo 200 giardinieri, ma gestiamo una superficie di 40 milioni di metri quadrati di verde su un totale di oltre un miliardo”, è la giustificazione dell’assessorato all’Ambiente a Repubblica in un articolo di Cecilia Gentile che sottolinea come “da oltre un anno sono fermi i due appalti europei per la manutenzione del verde orizzontale e verticale, per un valore complessivo di 9 milioni, pubblicati nell’aprile 2017 sulla Gazzetta ufficiale ma bloccati dall’Anac, l’Autorità anticorruzione, perché non conformi alle nuove regole sugli appalti. Eppure quei bandi avrebbero dovuto archiviare per sempre l’era di Buzzi e di Mafia Capitale.
Dalle aiuole spartitraffico di Corso Trieste che rimarranno una giungla fino a giugno, all’erba dei prati di Villa Torlonia che continuerà a crescere, così quella di Villa Ada, di Villa Pamphilj, di Villa Sciarra e del Gianicolo, la manutenzione del verde pubblico sembra sempre più lontana.
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