L’ombra della guerra in Ucraina si allunga pure sulla Via Crucis al Colosseo del Venerdì Santo. L’idea di far portare la croce a ucraini e russi non piace per niente agli ucraini. I cattolici di Kiev hanno accolto con stupore questa decisione, e nelle ultime ore il Vaticano ha cercato di attivare tutti i canali diplomatici possibili per spiegare il senso della Via Crucis, ma, per ora, senza successo. Anche la comunità cattolica ucraina nella capitale ha espresso il proprio “stupore”. All’udienza di oggi, papa Francesco ha citato la Leggenda del Grande Inquisitore di Dostoevskij, sottoloneando che “la pace di Gesù non sovrasta gli altri, non è mai una pace armata, mai. Le armi del Vangelo sono la preghiera, la tenerezza, il perdono e l’amore gratuito al prossimo, l’amore a ogni prossimo”.
Indignazione degli ucraini per la Via Crucis al Colosseo
”Penso che si tratti di un’idea inopportuna”, commenta Sviatoslav Shevchuk, capo dellaChiesa greco-cattolica ucraina. In una nota diffusa dal suo segretariato a Roma, si fa sapere che l’arcivescovo maggiore di Kiev ha ricevuto ”numerosi appelli dei fedeli della Chiesa e della società civile sia dall’Ucraina che dall’estero”, in cui gli si chiedeva di ”trasmettere alla Sede Apostolica la grande indignazione e il rifiuto di questo progetto da parte degli ucraini di tutto il mondo”. Ricordiamo che le donne di origini ucraine e russe sono state chiamate per portare la croce della tredicesima stazione, nella quale si ricorda la morte di Gesù.
Un gesto offensivo nei confronti degli ucraini
Nel commento condiviso con il Dipartimento dell’informazione della Chiesa greco-cattolica ucraina, Shevchuk ha detto: ”Considero questa idea inopportuna e ambigua che non tiene conto del contesto di aggressione militare russa contro l’Ucraina. Per i greco-cattolici dell’Ucraina, i testi e i gesti della XIII stazione di questa Via Crucis sono incomprensibili e persino offensivi, soprattutto in attesa del secondo, ancora più sanguinoso attacco delle truppe russe contro le nostre città e villaggi. So anche che i nostri fratelli cattolici del rito latino condividono con noi questi pensieri e preoccupazioni”.
Fallite tutte le mediazioni
Ieri è stata una giornata febbrile di consultazioni diplomatiche, dopo che proprio contro questa modalità della Via Crucis si era espresso anche l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede. Ma nulla da fare, la nota dell’arcivescovo di Kiev ha gelato ogni speranza, e ora chissà mai se si farà la ventilata visita del ‘ministro degli Esteri” del Vaticano mons. Gallagher iniziale a Kiev subito dopo Pasqua.
Padre Spadaro: Papa Francesco non è un politico
A cercare di stemperare la tensione, interviene padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltá Cattolica e stretto amico di Papa Francesco. “Occorre comprendere una cosa: Francesco e’ un pastore non un politico – afferma – Agisce secondo lo spirito evangelico, che e’ di riconciliazione anche contro ogni speranza visibile durante questa guerra di aggressione definita da lui ‘sacrilega’”. Il fatto è che il pontefice è anche un capo di stato, e anche i cattolici, in Ucraina, oramai nutrono un odio radicato nei confronti dei russi per la guerra.