di Giacomo Di Stefano e Alg
Migliore organizzazione, un dialogo serrato tra il comando centrale e i gruppi. A questo si deve la presenza dei Vigili Urbani in strada la notte di Capodanno a Roma, a differenza di quanto successe tre anni fa quando in sostanza la città fu lasciata a se stessa perché non ci fu accordo su chi doveva lavorare.
È stato fondamentale il passaggio sindacale, che ha stabilito chi doveva lavorare e con quale remunerazione. Insomma, la tanta vituperata concertazione, vituperata soprattutto dai M5s, alla fine ha salvato la Capitale dal caos.
Sul Capodanno 2017 è arrivato anche il commento del comandante dei vigili urbani di Roma, Diego Porta: “Ringrazio il personale che, con una massiccia presenza, ha fatto dimenticare ai romani il capodanno 2015”. Come a dire: bene quest’anno ma tre anni fa, anche per nostra stessa ammissione, c’è stato qualcosa di strano che non è andato a buon fine.
Chi non vuole riprendere il caso del Capodanno 2015 sono i sindacati dei vigili urbani di Roma. “Per noi il caso è chiuso, la magistratura s’è espressa con chiarezza sull’argomento e ritornarci è inutile – spiega a Radiocolonna Luigi Marucci, presidente nazionale dell’OSPOL – polemiche di bassa lega su un episodio del passato su cui i giudici hanno messo un punto”. Secondo Marucci gli italiani constatano 365 giorni all’anno il lavoro dei vigili urbani che “intervengono in tutti i casi d’incidenti stradali, anche quelli mortali”. A quale modello si potrebbe ispirare Roma per creare una sinergia migliore tra vigili e cittadinanza?
“Il modello è Milano, che – a prescindere dalle varie amministrazioni – è in grado di rendere gli interventi della polizia locale sempre efficaci e tempestivi – aggiunge – il tutto anche grazie all’istituzione di circa 500 nuclei di vigili di quartiere che l’anno scorso hanno effettuato centinaia di arresti e migliaia di denunce in perfetta sintonia con la magistratura e con le altre forze dell’ordine”.
Per evitare i caos organizzativi, dunque, i sindacati di polizia locale riaffermano l’istituzione del vigile di quartiere, che potrebbe diventare un punto di riferimento della cittadinanza a Milano come a Roma. “Il vigile in bella vista a Via dei Condotti o a Piazza di Spagna non serve quasi a nulla – conclude Marucci – l’esigenza maggiore c’è nei quartieri periferici delle città. È lì che il cittadino si accorge dell’importanza dei vigili urbani sul territorio”.
Per il 2018 si punta a rafforzare i risultati raggiunti nel 2017, che tutto sommato ha visto aumentare la “produttività” del corpo di Polizia Municipale. Dunque quasi 47 mila interventi e circa 43 mila attività per fluidificare il traffico. Va incrementata la lotta agli insediamenti abusivi, anche se da marzo a dicembre scorso ci sono stati più di 100 interventi.