Il Lazio è tra le prime dieci regioni in fatto di lavoro precario. E quando parliamo di lavoro precario, parliamo di voucher, strumento che sarà sottoposto a referendum secondo la Consulta. La nostra regione, infatti, è la settimana in Italia per erogazione di voucher, con oltre 17 milioni di tagliandi da 10 euro venduti dal 2008 al primo semestre 2016. Roma è la città dove se ne fa il maggiore utilizzo. Insomma, per tanti imprenditori, titolari di piccole aziende, ogni modo è stato buono per ridurre il costo del lavoro.
Quasi la metà di questi voucher sono stati acquistati nei tabaccai, quasi fossero un pacchetto di sigarette. Un modo molto semplice, al di fuori di ogni tipo di controllo sulla legittimità di questo strumento. Segue poi il sistema della procedura telematica.
L’Inps dice che la tipologia di attività per la quale è stato complessivamente acquistato il maggior numero di voucher è il Commercio (16,8%). La consistenza della voce “altre attività” (36,7%; include “altri settori produttivi”, “attività specifiche d’impresa”, “maneggi e scuderie”, “consegna porta a porta”, altre attività residuali o non codificate) è il riflesso della storia del lavoro accessorio, all’origine destinato ad ambiti oggettivi di impiego circoscritti (quindi codificabili), negli anni progressivamente ampliati, fino alla riforma contenuta nella legge n. 92 del 2012 che, dice l’istituto di previdenza, permette di fatto l’utilizzo di lavoro accessorio per qualsiasi tipologia di attività.
L’Inps fa ancora notare che “l’età media è andata sempre decrescendo, così come il differenziale di età tra i sessi. La percentuale di femmine è progressivamente aumentata, ed è attualmente superiore al 50%. La quota di lavoratori di cittadinanza extracomunitaria nel 2015 è dell’8,6%. Non ci sono differenze significative nel numero medio di voucher riscossi rispetto alla cittadinanza”. Ora il governo deciderà di cambiare le modalità di fruizione di questi tagliandi dopo la sentenza della Consulta?