Zahra a Roma, felice ma soffro per la mia terra

Fratello, 'abbiamo il dovere di aiutare anche gli altri'. La gente di tutto il mondo è vicina all'Afghanistan

La fuga dai talebani ora è davvero finita. Zahra Ahmadi, imprenditrice e attivista afghana di 32 anni, è in terra italiana, dove spera di ricominciare e di poter essere d’aiuto per i tanti che ancora sono nell’inferno di Kabul, in quella terra, la sua, che ha dovuto abbandonare con dolore. Perché per ora “la nostra speranza è morta” ha confidato Zahra tra le lacrime al fratello Ahmed. Del resto non c’erano alternative. Sabato scorso, poco prima che i talebani prendessero il potere, Zahra aveva partecipato ad una manifestazione proprio contro i fondamentalisti e temendo ritorsioni ha vissuto giorni d’angoscia nascosta insieme ad alcune amiche, finché grazie all’Italia che ha raccolto gli appelli del fratello Ahmed, stamani è arrivata all’aeroporto di Fiumicino tramite il ponte aereo organizzato dalla Difesa.

L’abbraccio con un suo fratello, titolare del ristorante Orient Experience di Venezia e da 15 anni in Italia, per ora è stato soltanto virtuale, Zahra insieme agli altri 202 afghani arrivati a Roma sul Boeing KC767 decollato dal Kuwait, dove erano giunti a bordo di due C130 dell’Aeronautica Militare, dovrà sottoporsi alla quarantena in una struttura dedicata. Non è solo Zahra a vivere una gioia a metà, anche il fratello ammette: “Da una parte sono felice, dall’altro sono triste, in lutto, perché Zahra è una sola e, così come lei, ci sono 16 milioni di donne. Se poi aggiungiamo anche i bambini, il numero raddoppia”. Difficile per Ahmed non pensare ai suoi compatriotti, prima tra tutti la sua socia nel ristorante, Maria Khurasan in pena per sua madre, i suoi quattro fratelli e i suoi quattro nipoti, tutti chiusi in casa per nascondersi ai talebani. L’imprenditore non dimentica di esprimere gratitudine per quanta fatto per lui e la sua famiglia dal Governo italiano ma lancia quasi un appello: “Abbiamo il dovere di aiutare anche gli altri” perché non ci si può scordare di chi è rimasto laggiù. E si augura di trovare “una soluzione, una mano, un canale per poter essere d’aiuto anche agli altri”.

L’imprenditore sente la solidarietà degli italiani e afferma con convinzione: “La gente di tutto il mondo è vicina al mio Paese” anche se lamenta la latitanza della politica e sostiene che “non sono soltanto gli americani i colpevoli, tutto il mondo lo è”. Le persone, la gente comune di tutto il mondo, sottolinea “vuole aiutarci. Manca però un coordinamento. Spero che parta quanto prima”. Perché Ahmed è davvero sicuro, e lo ha detto a Zahra: “Insieme faremo rinascere quella speranza”.

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