George Floyd nei panni della Statua della Libertà con un cartello in cui chiede giustizia e la Carta dei Diritti stretta in una mano. George Floyd come Muhammad Ali trafitto dalle frecce nella celebre copertina di Esquire del 1968 che diventa “Justice”, raffigurato come un martire. Così gli ha reso omaggio, sui muri della Capitale, lo street artist Harry Greb noto alle cronache per aver realizzato, nei giorni scorsi, un murale di fronte all’ospedale Spallanzani dedicato a chi non ha potuto abbracciare i propri cari.
In quell’occasione l’artista era intervenuto sul fatto del momento, l’uccisione dell’afroamericano durante un controllo di polizia che ha scatenato violente proteste a Minneapolis. “Sono rimasto colpito e indignato come essere umano dopo aver visto il video dove George Floyd muore in strada, da solo”, ha dichiarato Harry Greb. “E’ incredibile che ancora oggi possano accadere fatti del genere, alla luce del giorno, con arroganza e prepotenza, senza limiti. E’ un peccato perché ritengo che gli Stati Uniti siano un gran paese, ma sono vittime delle loro contraddizioni” prosegue l’artista. Il murale si trova in via Stati Uniti d’America, vicino al Villaggio Olimpico, nel quartiere Flaminio.
Mentre la versione Muhammad Ali è apparsa al villaggio Olimpico, proprio nel giorno dell’anniversario della morte del pugile. Diversi i messaggi contenuti nel murale a partire dal titolo “Giustizia per l’uomo nero”, il mese e l’anno sono quelli in cui è morto George Floyd e il prezzo “alto”: “la vita dell’afroamericano”. Alì, si legge in una nota dell’artista, “avrebbe avuto molto da dire su quanto è accaduto e sta accadendo in America. Muhammad Ali non è stato semplicemente un campione dello sport ma un simbolo di lotta contro il razzismo”. Nel murale appare chiaro anche il richiamo alla polizia di Minneapolis che in maniera figurativa con una freccia trafigge l’uomo. In basso rispetto alla copertina originale cambia il nome del protagonista e diventa “la passione di George Floyd”. L’opera si trova accanto a un altro murale dello street artist apparso pochi giorni fa. “Il murale – spiega la nota – si trova al villaggio Olimpico dove lo stesso Alì da giovane, a 20 anni, vinceva la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma del 1960 ed alloggiava da quelle parti. L’obiettivo era celebrare nella stessa opera Muhammad Ali e tenere alta l’attenzione su George Floyd, perché cose del genere non accadano più”.