Addio Oreste Casalini, artista e scultore ‘monumentale’

Curatore per Biennale, ha lavorato tra New York, Berlino, Dubai

“Ricerca vuol dire sospendere il pregiudizio. Riconnettersi alla fonte originaria di tutte le forme, mettere in discussione le conoscenze acquisite e prevedere il fallimento e la paralisi. Ricerca e’ inseguire un’ombra, cercare la forma che non e’ ancora diventata dicibile e metterla in relazione con il gia’ conosciuto”. Cosi’, solo l’autunno scorso, sintetizzava l’orizzonte del suo lavoro Oreste Casalini, artista, scultore, curatore alla Biennale, scomparso la notte scorsa a Roma dove era ricoverato all’Idi. Classe 1962, napoletano di nascita, ma romano d’adozione, gia’ da tempo lottava contro un tumore ai polmoni e sua moglie Ekaterina Pugach, insieme al figlio di sei anni Vasili, aveva lanciato una raccolta fondi per una costosa terapia combinata. I funerali, fanno sapere, si terranno domani, martedi’ 21 luglio, alle 16 alla Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo.

Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma, nel corso della sua carriera Casalini ha realizzato numerose installazioni permanenti in spazi privati e pubblici. Gli inizi sono come assistente di Bruno Ceccobelli, della Nuova Scuola Romana, con il quale realizza le prime mostre in Italia e all’estero, per poi entrare nello studio di Fabio Mauri, suo maestro e amico fino alla fine. Nel 1990 il debutto nella prima personale a Sarajevo con un’opera in cera su tela di grandi dimensioni, che verra’ poi distrutta durante la guerra.

Nel 1992 si trasferisce a New York dove espone all’Istituto italiano di cultura Casa Zerilli-Marimo’. Poi e’ a Napoli e Roma, con mostre collettive e installazioni. Nel 2007 progetta anche il restyling per due fermate della metropolitana di Napoli e vince il concorso Luas Art Competition per quella di Dublino. Nel 2010 e’ artista e curatore alla Biennale di Architettura di Venezia nell’ambito del progetto E-picentro, dedicato alla distruzione della citta’ de L’Aquila a causa del terremoto. Dallo stesso anno collabora con il gallerista Franz Paludetto e nel 2011 firma la personale Dal Bianco al Nero presso il Castello di Rivara, con un ciclo di opere in lava vulcanica e gesso.

Seguono Pure Power (Dubai), Black Hole (Napoli), Flowers of Romance (Norimberga). Nel 2013 le sue sculture sono dedicate alla figura dell’angelo, legame concreto tra materiale e spirituale, ispirandosi alle sculture di Bernini di Ponte Sant’Angelo a Roma. Con queste opere realizza Balanced-In equilibrio, installazione esposta nella sala centrale del Castello di Rivara. Nel 2014 partecipa alla fiera Ostrale di Dresda con Devotion #5; l’anno seguente espone la scultura Re-Birth nel parco del Castello di Rivara, realizza l’installazione Doppio Senso nell’ambito di Equinozio d’Autunno 2015 e l’opera TerraMadre viene acquisita dalla Fondazione Telethon al Centro Olivetti di Pozzuoli. Nel 2017 presenta Panopticon alla Kandinskij House a Mosca e tiene la personale Aritmie nello Spazio Menexa a Roma.

Una grande antologica racconta “Oreste Casalini. Una moltitudine. Opere dal 1998 al 2018” all’Istituto Portoghese di Sant’Antonio in Roma, mentre nel 2019 l’artista partecipa agli Atelier al Macro Asilo di Roma. Suoi ultimi impegni pubblici, le “Erosioni” che un anno fa porto’ sulla sabbia ferrosa dello SBA Sporting Beach Arte di Ostia. E “Per sempre”, tra dicembre e gennaio scorso alla Kou Gallery di Roma, a cura di Fabrizio Pizzuto e Paola Pallotta. Quasi un testamento, con cui, ancora una volta, affrontava il tema della ricerca libera e dell’idea di un artista capace di sperimentare sulla propria pelle nuove soluzioni, tramandando “di padre in figlio” saperi, intenzioni, scoperte per ritornare alle origini del tutto.

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