Al Museo degli Oscar l’omaggio a Pasolini, alla proiezione di Accattone c’è anche Ferretti

Ha sfidato il Covid per essere presente al Museo dell'Academy di Los Angeles alla proiezione del primo film della retrospettiva sull'amico e artista con cui collaborò per nove dei suoi film, dal primo, quando era ancora giovanissimo, 'Il Vangelo secondo Matteo', passando per 'Medea', fino a 'Salò', l'ultimo e più controverso, che uscì brevemente nelle sale poche settimane dopo l'omicidio irrisolto di Ostia.

Avendo costruito le scene per tanti film di Pier Paolo Pasolini, Dante Ferretti ha sfidato il Covid per essere presente, ieri al Museo dell’Academy di Los Angeles, alla proiezione di ‘Accattone’, il primo film della retrospettiva sull’amico ed artista con cui collaborò per nove dei suoi film, dal primo, quando era ancora giovanissimo, ‘Il Vangelo secondo Matteo’, passando per ‘Medea’, fino a ‘Salò’, l’ultimo e più controverso, che uscì brevemente nelle sale poche settimane dopo l’omicidio irrisolto di Ostia.

Ferretti ha una memoria fotografica di quel drammatico 2 novembre 1975: “Ero con Elio Petri sul Lungotevere all’altezza di Via Tomacelli, in un bar a prendere un caffè. La tv era accesa e abbiamo sentito che l’avevano trovato morto. Corremmo all’obitorio e lì un legale della famiglia mi chiese di andare sul posto a fare una piantina, prendere le misure del luogo dove era stato ammazzato”, racconta all’Ansalo scenografo tre volte premio Oscar per ‘Aviator’, ‘Sweeney Todd’ e ‘Hugo’: “Fu un doppio shock per me. Pasolini era stato la prima persona che aveva dato a questo ragazzo di provincia la possibilità di fare cinema. Il ‘San Matteo’, per cui venni chiamato come assistente scenografo ma in realtà feci tutto il lavoro, fu il secondo film della mia carriera”. Intitolata ‘Conoscenza carnale’ e organizzata per il centenario dalla nascita il 5 marzo 1922 a Bologna, la retrospettiva all’interno dell’edificio disegnato da Renzo Piano è una iniziativa tricolore targata Cinecittà: “Pasolini aveva per gli Stati Uniti una grande curiosità, era attratto dagli estremi dell’America”, spiega l’ad Nicola Maccanico, che inaugura con questa rassegna il patto quinquennale con il Museo dell’Academy per portare a Los Angeles i classici del cinema italiano.

Cinecittà è stata apripista “anche per quello che rappresentiamo: abbiamo costruito un ponte tra Usa e Europa, tra due istituzioni mondiali del cinema”. Ed ecco dunque che fino al 12 marzo l’intera opera di Pasolini sarà presentata in copie restaurate in 35 mm: “Già oggi con Accattone – spiega Maccanico – gli spettatori sono entrati nei sapori dell’epoca, con la qualità massima che si poteva ottenere quando il film fu costruito”.

Per Ferretti la rassegna è lo spunto per evocare un sodalizio di oltre dieci anni, da quando assistente scenografo di Luigi Scaccianoce lavorò al ‘Vangelo secondo Matteo’ del 1964, poi ‘Uccellacci e Uccellini’ e ‘Edipo Re’. E poi Medea, il primo film firmato da scenografo: “Stavo finendo di lavorare al ‘Satyricon’ di Fellini. Franco Rossellini mi chiamò chiedendomi di fare le valige: entro tre ore dovevo partire per la Cappadocia. Così è cominciata, ed è andata avanti fino a Salò”. Con Pasolini si girava quasi sempre nelle location: “Lui non amava i teatri di posa, così esploravamo posti veri. Poi però li trasformavamo adattandoli alle sue esigenze. Nulla era legato a un periodo storico preciso. Nel ‘Decamerone’ c’è una scena nella piazza di Santa Chiara a Napoli dove si vedono ragazzini che fanno lo scivolo su una balaustra. Gli dissi che mi sembrava anacronistico di cento anni. Lui rispose che non importava, ‘il Decamerone è proiettato nel futuro'”. (di Alessandra Baldini per Ansa)

© StudioColosseo s.r.l. - studiocolosseo@pec.it
Il Sito è iscritto nel Registro della Stampa del Tribunale di Roma n.10/2014 del 13/02/2014