Arco di Giano: riapre la grande bellezza del Foro Boario 

Dopo 28 anni, dal 13 novembre il monumento  torna fruibile ogni sabato alla cittadinanza a ingresso libero. Domani sera una performance per l’inaugurazione

photo credit: Soprintendenza Speciale Roma

Tanto unico quanto dimenticato dai romani. Dopo anni lontano dalla vista (e dal cuore), coperto da impalcature e da una grande e serrata cancellata, l’Arco di Giano torna fruibile alla cittadinanza. Lo annuncia ‘La Repubblica’, precisando che dal 13 novembre la Soprintendenza Speciale di Roma, diretta da Daniela Porro, e la Fondazione Alda Fendi Esperimenti, “aprono” l’Arco di Giano; ogni sabato il monumento, tra i principali del Foro Boario, sarà visitabile e a ingresso libero, dalle 16 alle 20.

E domani sera alle 21.15 e alle 21.45 nell’area archeologica, andrà in scena la performance “Nu-Shu, le parole perdute delle donne”, azione scenica di 9 minuti, curata da Raffaele Curri, che amalgama i segni dell’arte antica con il presente.

Unico arco onorario a pianta quadrangolare al centro della città, con i varchi perfettamente allineati con i quattro punti cardinali – e intitolato al dio bifronte proprio per la sua forma – l’Arco di Giano in realtà venne edificato dai figli di Costantino per celebrarlo dopo la sua morte nei IV secolo, tantoché, durante i lavori di ristrutturazione, terminati nel 2017, è comparso un blocco di marmo con la scritta “Cos”, abbreviazione del nome del primo imperatore romano cristiano.

In antichità l’Arco di Giano era il collegamento tra il Palatino, il Foro Boario e il Tevere, all’incrocio tra l’antica Salaria e la strada che conduceva all’antichissimo emporio sulle rive del Tevere, da cui ebbe origine il primissimo nucleo di Roma. Presenza emblematica nel panorama di Roma, dopo l’attentato ai Velabro del 28 luglio 1993, è stato chiuso e successivamente circondato dalla cancellata, accessibile solo su visita guidata o per rari eventi.

“È con gioia che apriamo gratuitamente l’Arco di Giano – dichiara a ‘La Repubblica’ Daniela Porro, soprintendente speciale di Roma -. Lo facciamo con la Fondazione Alda Fendi, che offre anche la performance ‘Nu-Shu’, una virtuosa collaborazione, il segno di una Soprintendenza aperta e costruttiva”.

I cittadini potranno dunque tornare ad ammirare i pilastri decorati da nicchie semicircolari coperte da una cupola a conchiglia e le quattro chiavi di volta decorate con le rappresentazioni di Roma e Giunone, Minerva e (si ipotizza) la dea Cerere. Come l’arco di Costantino, anche l’Arco di Giano, originariamente ricoperto di marmo, è stato realizzato con materiali provenienti dalla distruzione sistematica di edifici che, all’inizio del IV secolo, erano in disuso. Questi materiali, smontati e rilavorati per la nuova messa in opera, presentano ancora i resti di alcuni elementi decorativi originali che consentono il riconoscimento della loro precedente funzione. Nel Medioevo venne trasformato in fortificazione dai Frangipane, la stessa famiglia che aveva trasformato in fortezza il Colosseo.

Parzialmente interrato durante i secoli, l’edificio è tornato pienamente alla luce nel 1827. “L’auspicio è che in futuro si possa fare anche di più per questo straordinario monumento – dice Mirella Serlorenzi, responsabile dell’Arco di Giano -. In questi ultimi anni è stato oggetto di un parziale restauro, di studi e di ricerche che hanno rivelato alcuni aspetti prima sconosciuti e che ci permetteranno di completare il recupero”.

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