Un tavolo permanente tra Mibac e Cei per rendere possibili interventi tempestivi e mirati nella tutela del patrimonio ecclesiastico italiano: è la proposta lanciata a Roma dal ministro Alberto Bonisoli, intervenuto nella giornata conclusiva del ciclo di conferenze “Beni culturali ecclesiastici, tutela e protezione tra presente e futuro”. Il ministro ha infatti sottolineato con forza la necessità di una collaborazione senza divisioni sul tema della protezione di beni preziosi ma fragili come quelli della Chiesa: un patrimonio, spesso danneggiato e oggetto di furto, che è difficile tutelare non solo perché diffusissimo ma anche per la sua eterogeneità, dalle grandi cattedrali alle piccole chiese di paese, dalle opere d’arte agli oggetti di culto legati anche alla fruizione liturgica.
“Vogliamo proporre alla Cei l’istituzione di un tavolo permanente proprio per velocizzare gli interventi di tutela sul patrimonio culturale. Lavoreremo su due fronti: i soldi, mettendo a disposizione le giuste risorse finanziarie, e le procedure, soprattutto nella gestione degli appalti”, ha detto il ministro, tornando con la memoria al crollo che colpì alla fine dello scorso agosto la chiesa romana di San Giuseppe dei Falegnami e alle polemiche che ne seguirono su chi dovesse intervenire. “Perché in Italia dobbiamo avere una compartimentazione del patrimonio culturale in base al proprietario? E’ una domanda senza risposta”, ha affermato, “è importante infatti pensare il patrimonio come un unicum a prescindere da chi controlla il bene. Ora mettiamo in campo un coordinamento tra varie realtà che hanno tutte uno stesso scopo. Poi ci sarà chi ha più risorse, come lo Stato, che darà un contributo maggiore soprattutto per azioni preventive in tema di sicurezza, restauro, archeologia preventiva anche in ambito ecclesiastico”.
“Useremo molto la tecnologia per far sì che la prevenzione e la tutela siano più efficaci”, ha proseguito, aggiungendo che il nostro Paese ha assunto un “ruolo di leadership nel progetto europeo Copernicus, per usare i dati satellitari per la conservazione dei beni culturali. Avendo dati immediatamente fruibili si può intervenire in modo tempestivo”. La proposta del ministro Bonisoli è stata accolta da S.Em. il Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana – Cei, che ha “rinnovato la disponibilità a costituire un tavolo a cui teniamo tanto.
La Cei è impegnata nella valorizzazione delle competenze per la cura dell’immenso e bimillenario patrimonio ecclesiastico, che è fragile come è fragile ogni uomo”. Una fragilità che secondo il Cardinale non è un attributo negativo, ma “positivo: vuol dire che i beni hanno bisogno di cura. La tutela si associa alla custodia del creato e delle creature che raccomanda il Santo Padre. Gli oggetti d’arte e i monumenti non sono ornamenti, ma veri e propri valori. Gestire il patrimonio è la prima forma di salvaguardia”.
In questo grande accordo di collaborazione tra ministero e Chiesa, sono coinvolti anche il mondo accademico, la magistratura e il braccio più operativo, il Tpc, il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, impegnato ormai da 50 anni (venne istituito nel 1969) in azioni dirette sul territorio. “La nostra è una attività di difesa, più che di tutela, ed è una priorità operativa per l’Arma”, ha detto il Generale di Corpo d’Armata Riccardo Amato, Vice Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, “in 50 anni il nostro impegno è aumentato: non solo furti e danno al patrimonio, ma poi si sono aggiunti la ricerca e il recupero di beni esportati illegalmente, e la restituzione delle opere trafugate