Chiara Ferragni ricorre al Tar contro multa dell’Antitrust

Il Codacons: 'Tesi irrealistiche: contraddice sè stessa'

Chiara Ferragni ha presentato un ricordo al Tar del Lazio con l’obiettivo di ottenere l’annullamento della sanzione elevata dall’Antitrust per il caso del pandoro Balocco. Lo fa sapere il Codacons, pronto a intervenire nel contenzioso non solo per contestare a tutto campo le assurde tesi difensive dell’influencer, ma anche per chiedere ai giudici del Tar di condannare la Ferragni a risarcire tutti gli acquirenti del pandoro “Pink Christmas”. Secondo l’associazione dei consumatori, così facendo “Chiara Ferragni contraddice se stessa, e commette un nuovo grave errore. Nel famoso video pubblicato sui social a seguito della multa dell’Antitrust, l’influencer aveva infatti chiesto scusa e ammesso i propri sbagli, promettendo di fare tesoro degli stessi e riconoscendo di aver ‘commesso un errore di comunicazione’ per un ‘non controllo sufficiente sulla comunicazione'”.

Per il Codacons, invece, “stando alle indiscrezioni sul contenuto del ricorso al Tar emerse in queste ore, attraverso una incredibile piroetta ora l’imprenditrice avrebbe cambiato totalmente versione, smentendo se stessa e sostenendo che in nessun caso è stato rappresentato che l’acquirente avrebbe partecipato alla donazione con il suo acquisto, e che l’ospedale Regina Margherita ha ottenuto grazie a lei una enorme pubblicità gratuita”. Affermazioni che il Codacons giudica “irrealistiche” perchè “dimostrano come la Ferragni continui a non capire che il problema non è l’entità della donazione in favore dell’ospedale, ma la truffa perpetrata a danno dei consumatori attraverso messaggi accertati come ingannevoli e scorretti dall’Antitrust – prosegue il Codacons – E la tesi difensiva dell’influencer si trasforma ora in un boomerang per l’imprenditrice digitale: interverremo al Tar del Lazio contro il ricorso della Ferragni e in tale sede, utilizzando tutti i numeri sulle vendite del pandoro contenute nell’atto difensivo dell’influencer, chiederemo ai giudici di condannarla anche a risarcire tutti gli acquirenti del prodotto, ingannati circa la reale destinazione dei proventi delle vendite”, conclude il Codacons.

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