Da oggi, 1 novembre, fino a domenica 5 novembre, a Vitorchiano, nel Complesso di Sant’Agnese (ore 21,00), Dramaturgie e Ianus presentano in prima assoluta lo spettacolo interattivo MICHELANGELO ENTANGLED di Gian Maria Cervo da AA.VV., che prende spunto dal carteggio storico tra Pietro Aretino e Michelangelo a proposito della realizzazione del Giudizio universale. La regia è di Francesco Di Mauro.
Massimiliano Vado vestirà i panni dell’Aretino, mentre Buonarroti sarà Angelo Tanzi. In scena accanto a loro, gli allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia. Lo spettacolo site-specific sarà una sorta di ‘Metti una sera a cena con… Michelangelo & Co’. L’allestimento prevede anche la produzione di un instant movie. Le telecamere, infatti, saranno pronte a riprendere gli spettatori e i protagonisti intenti al banchetto, in un gioco cinematografico che potrebbe anche arrivare a capovolgere i ruoli.
In un universo parallelo, attraverso la comicità e il divertimento, riemergono i tratti rimossi dell’identità del territorio, dal Circolo degli Spirituali di Michelangelo Buonarroti, Reginald Pole e Vittoria Colonna – esponenti dell’Ecclesia Viterbiensis – ai caravaggeschi Cecco del Caravaggio e Bartolomeo Cavarozzi.
Si inscena il famoso scambio di lettere sul Giudizio Universale tra Pietro Aretino e Michelangelo: fin lì tutto sembra andare come nella storia ufficiale, con Michelangelo che, non senza una certa ironia, rifiuta i consigli dell’amico letterato. Ma poi gli spettatori vengono invitati a una cena con Buonarroti, Aretino, la Colonna, Pole e altre imprevedibili figure. Un colpo di scena. Michelangelo ci ha ripensato e ha dipinto il Giudizio secondo i consigli del grande Aretino. Si aggiungono alla cena personaggi improbabili, prima di epoca barocca, poi di mondi fantastici.
Gli spettatori mangiano con i protagonisti, si vestono alla rinascimentale (o alla barocca) e la cena diventa oggetto di un film che viene girato in tempo reale, di cui gli spettatori stessi, che firmeranno una liberatoria, potrebbero diventare protagonisti. Lo spettacolo si interseca con i mezzi del participatory museum, del social museum, del film e della performance-installazione.
L’associazione di uno scheletro di plot-points con l’improvvisazione genera una curiosa latitudine espressiva che permette ai performer di raccontare storie su o anche di fare vaghi cenni a dettagli o scelte di vestiario o accessori dei visitatori/spettatori, ricorrendo a una strategia che allo stesso tempo allarga e mette in crisi il concetto di museo.