Galleria Borghese: il presente di Hirst sfida i capolavori del passato

Per la prima volta a Roma, l’esposizione di 80 opere dell’artista contemporaneo, tra i più quotati e più discussi nel panorama internazionale, esposte accanto alle sculture di Canova e ai quadri di Caravaggio

Insieme ai grandi capolavori di Bernini, Caravaggio, Tiziano, Raffaello e Canova, per non dimenticare le sculture di arte antica, che il Cardinale Scipione Borghese raccolse nella Villa, si affiancano o forse si oppongono le opere di Damien Hirst. L’artista contemporaneo che forse più di ogni altro ha scioccato con le sue opere che hanno riguardato l’imbalsamazione e la conservazione in formaldeide di diversi animali o le inquietanti composizioni cromatiche utilizzando le ali di farfalla, ma che è anche tra i più quotati nel mercato internazionale. 

Ora presso la Galleria Borghese sono state allestite oltre 80 opere dell’artista, per la prima volta a Roma, selezionate tra quelle dalla serie Treasures from the Wreck of the Unbelievable in tutte le sale del museo, dietro la cura di Anna Coliva e Mario Codognato. Il tema di fondo è quello del ritrovamento di un relitto, denominato l’Incredibile, che custodisce opere in bronzo e materiali preziosi, sopraffatte e ricoperte dalle incrostazioni marine. Le opere esposte per la prima volta a Venezia nel 2017 a Palazzo Grassi e a Punta della Dogana, trovano qui nuova collocazione e nuovo titolo “Archaeology Now”. La percezione della realtà fisica e materiale avviene attraverso una narrazione che è anche finzione, dove l’uomo è spinto a credere a ciò che vuole, o che forse più desidera credere, così come ha spiegato in varie situazioni Damien Hirst: “Somewhere between lies and truth lies the truth”. 

La mostra ha un suo fascino di rapimento nella finzione di ritrovare molteplici forme dell’esistere e della creatività umana, da opere che ci parlano del mito greco come la scultura di proteo e del Minotauro in bronzo, al busto di Faraone, fino all’opera con i personaggi Disney intitolata “Five friends”, colpiti anche loro dall’inesorabile deterioramento del tempo. 

L’accostamento con l’antico in alcuni punti della mostra risulta rischioso e quello che potrebbe essere un ricordo nelle opere di Hirst, diventa inesorabilmente presente, il confronto diviene evidente e disorientante e nelle sale più piccole ingenera un affollamento non solo fisico, ma anche di idee e riflessioni.

La fastosità e preziosità dei diversi materiali naturali, tecnologici e preziosi, delle opere di Hirst, lavorate con eccezionale tecnica e abilità, colpiscono il visitatore creando una sorta di sospensione dal reale. Certamente questa mostra ci spinge a conoscere altri aspetti di questo artista che nonostante tutto rimane uno tra gli artisti viventi più quotati al mondo

Come ha affermato Anna Coliva: “Questa è una grande occasione per Roma di ripresa. La varietà e ricchezza di arte, qualità di materiali e opere d’arte presenti in Galleria Borghese, sono il giusto contesto per un artista come Damien Hirst” e così ha ribadito anche il ministro della Cultura Dario Franceschini che è intervenuto all’inaugurazione della mostra: “La cultura è ripartita, è tornata con iniziative straordinarie. L’originalità di questa mostra è una prova di quello che succederà nei prossimi mesi. Passata l’epidemia ci sarà un grande ritorno delle iniziative culturali e della capacità dei musei di innovare. C’è una grande voglia di turismo, di cultura, di bellezza. Sarà un nuovo rinascimento per l’Italia”

 

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