Galleria Borghese: Tiziano torna a sorprenderci

Emerge dalla tela la terza fedele compagna di Venere, dopo un’indagine ad alta tecnologia richiesta dalla direttrice Cappelletti

I restauratori e gli storici dell’arte grazie ad un’indagine conoscitiva scoprono nel celebre dipinto di Tiziano “Venere che benda Amore” custodito nella Galleria Borghese, il volto di un’altra fanciulla, forse la terza fedele compagna di Venere, una delle Grazie.

Con l’uso di modernissimi strumenti di analisi diagnostica, come la riflettografia multispettrale agli IR con lunghezza d’onda 1100 nm, riprese in infrarosso falso colore, riprese agli ultravioletti, spettrofotometria ai raggi X (XRF), ma senza alcun tipo di movimentazione del dipinto, viene analizzato il dipinto in tutte le fasi pittoriche. Emerge così dalla tela al di sotto della pittura del cielo e delle nuvole, proprio al centro del dipinto, una fanciulla realizzata da Tiziano e poi coperta, che di spalle, ma con il volto ruotato verso lo spettatore, ha un oggetto nella mano sinistra sollevata non più ben identificabile. Si tratterebbe della terza figura femminile del gruppo delle Grazie: Aglaia (splendore), Eufrosine (gioia e letizia) e Talia (prosperità), dee portatrici di gioia e bellezza, che accompagnavano spesso Afrodite ed Eros.

Questa scoperta è di notevole importanza poiché ancora dibattuta è la precisa iconografia del dipinto e sconosciuta rimane la committenza. La comparsa di questa terza figura apre nuovi orizzonti e soprattutto ci fa comprendere come siano fondamentali queste indagini non solo per una corretta conservazione dell’opera, ma anche per una sua approfondita conoscenza.

Infatti, già la scelta del titolo assegnato nei secoli offre spunti interessanti. La scelta di intitolarlo “Venere che benda Amore” fu dello storico dell’arte Giovanni Battista Cavalcaselle verso il 1870, ma in precedenza, dai primi del Seicento fino al termine del XVIII secolo è nominato sempre con il titolo “Venere con le tre Grazie”. Il dipinto entrò in collezione di Scipione Borghese, dopo l’acquisto di un numeroso gruppo di dipinti del Cardinale Paolo Emilio Sfrondati, nipote di Papa Gregorio XVI intorno al 1608. Il primo a parlarci del dipinto fu Francucci nel 1613 nel suo componimento poetico composto per Scipione Borghese, dove nel descrivere la sua Galleria parla di un dipinto di Tiziano “con una Venere, un amore cieco e due Ninfe”.

Il dipinto realizzato da Tiziano quando aveva già 80 anni

Il dipinto realizzato da Tiziano nel 1565, quando aveva 80 anni, raffigura un’elegantissima Venere con una bianca e leggerissima tunica impreziosita da molti gioielli, un diadema ferma i capelli, e una spilla che tiene il mantello azzurro. Un amorino è dolcemente appoggiato alla sua spalla (Anteros), mentre osserva la scena di Venere che benda un altro amorino che si appoggia sul grembo (Eros). Mentre Venere tiene i lembi della benda, nell’atto di compiere il nodo, il volto si volge verso Anteros e intanto due fanciulle (Ninfe? Dori e Armilla) si avvicinano portando le armi di Eros: arco e frecce. La scena si svolge sullo sfondo di un paesaggio collinare sovrastato da un cielo infuocato.

Durante l’indagine, viene individuata anche la presenza di una quadrettatura nell’angolo destro della tela, che serve per scandire in settori regolari la superficie da dipingere e altra novità, tracce evidenti di un disegno a carboncino. Quindi, la forma delle figure non è definita esclusivamente dal colore e dalle pennellate nella vibrazione coloristica e luministica, che conferisce volume ai personaggi, come si legge sui libri di storia dell’arte, ma dimostra che Tiziano usava anche un disegno preparatorio, che se pur non preciso, comunque era tracciato.

L’operazione portata avanti dalla direttrice della Galleria Borghese, Francesca Cappelletti, è un chiaro esempio di completa valorizzazione di un’opera d’arte. Non è più sufficiente l’esposizione e fruizione di un dipinto, ma è necessaria una costante conservazione e incessante conoscenza dell’opera attraverso indagini diagnostiche, studi e pubblicazioni, così come avverrà a partire dal prossimo autunno con l’edizione della collana “Quaderni”, con saggi su argomenti in

 

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