I figli della notte è ambientato in una scuola solo maschile ed è diretto da Andrea De Sica. Il cognome è noto: Andrea è il figlio di Manuel, compositore scomparso nel 2014. Il film esce oggi in sala ed è distribuito da 01 Distribution.
I figli della notte ha girato vari festival: Torino, il Bifest e un festival del cinema horror di Bruxelles: “Il pubblico è stato sempre zitto, entrano con mille birre, ma è rimasto ipnotizzato dal film”.
Andrea De Sica ha raccontato che l’ispirazione del collegio gli è arrivata da alcuni amici del liceo. Al centro del film l’amicizia molto forte fra i due protagonisti: Giulio ed Edoardo.
“Sono sempre gli aspetti estetici a colpire di più, sono contento che sia stato visto fuori quest’aspetto. Per arrivare al cuore degli adolescenti serve l’amicizia, per loro è qualcosa di totale, è qualcosa da cui nascono i percorsi che tutte le persone intraprendono in modo diverso, spero di averla raccontata in modo diretto senza giudizio. Sono ragazzi ricchi, vengono da un determinato mondo, qualcosa di nuovo per il cinema italiano, però volevo raccontare l’amicizia con sincerità”.
L’amicizia fra Edoardo e Giulio è al centro del film, a tratti storia di formazione, a tratti thriller. Per l’idea, il regista si è ispirato alle storie di alcuni amici:
“È stato importante la produzione con cui ho lavorato, Gregorio e Marta hanno molta libertà e mi hanno lasciato molta libertà. Volevo che fosse il mio film, non volevo copiare e me l’hanno fatto fare nel miglior modo possibile. Il primo film è un racconto più lungo di una filmografia del regista e penso di aver già dettato le linee per la mia”, ha spiegato il regista.
“Andrea si è presentato da noi con un progetto scritto su una pagina: ha voluto raccontare un mondo poco rappresentato dal nostro cinema, il mondo dei ragazzi in genere, in modo lucido, passionale e molto duro. Aveva un’idea molto chiara sin dall’inizio, di muoversi in confine fra i generi, era molto pericoloso, e abbiamo aiutato Andrea, ma crediamo che oggi nel cinema sperimentare, non restare incasellati in format precostituiti, sia molto bello”, ha spiegato la produttrice Marta Donzelli.
L’altro produttore, Gregorio Paonessa, ha parlato della coproduzione belga del film: “Ci è stata utilissima per raggiungere un costo del film, che penso sia valorizzato”. Grazie anche all’intervento belga, nel film è arrivato anche Fabrizio Rongione, qui nelle vesti di un allenatore e professore dal passato oscuro.
“È stato il merito di Andrea aver saputo scegliere i giovincelli e dirigerli”, ha aggiunto Paonessa. Andrea De Sica ha ringraziato anche il distributore Rai Cinema: “Non c’era un preconcetto al tavolino del film, ma hanno condiviso il progetto”.
I figli della notte è un film pieno di storie: “È stata una via spontanea, mi sento una persona ipertrofica, e questo lato del mio carattere traspare da quello che faccio”, ha parlato il regista.
Il film di Andrea De Sica potrebbe dipingere la futura élite dell’Italia: “In questo caso il film potrebbe dare una stoccata a una visione spregiudicata, cupa, dominante dei nostri tempi. Quindi il film non si fa paura e molte cautele rispetto a questa cosa. Sì, è un film politico, spesso si ha paura di dire queste, è un film vuole intrattenere, ma vale dire una parola, in modo diretto e sincero”.
I figli della notte ha avuto diverse stesure: “Ogni volta che cercavo di cambiare il finale, era come se avessi chiesto scusa per questa storia. Se non ci fosse stato questo finale, il film non avrebbe avuto senso”.
Andrea De Sica non ha avuto consulenti sul set per parlare di adolescenti, il merito è tutto dei due attori: Vincenzo Crea e Ludovico Succio. Vincenzo Crea è il protagonista Giulio: “Il percorso per portare in vita questi personaggi è stato simile, mi è capitato spesso di credere di avere tutto molto chiaro di fronte a me, cosa fosse giusto e sbagliato e cosa mi piacesse. In realtà anche grazie a questa storia e nella mia vita personale ho capito che nella vita si fanno dei crash veri e propri in cui tutto si distrugge, è questo capita anche a Giulio. Io avendo 16 anni, ho vissuto due adolescenze nel film”.
Vincenzo Crea ha ringraziato i produttori perché non si punta spesso sui giovani per il ruolo di minorenne. Ludovico Succio: “Bisogna stare agli occhi aperti e mettere sempre in discussione tutto. Eduardo sbaglia perché pensa di avere tutto già chiaro, questo suo errore fa raccontare la sua ingenuità e tristezza. Lavorare con Andrea è immergersi in qualcosa, è sempre molto bello lavorare con chi ha le idee chiare. È stata una seconda adolescenza per me anche se non ho più 15 anni”.
I figli della notte ha “uno stile, una forma, questa rigorosità delle immagini ha raccontato questo contesto chiuso e claustrofobico non volevo che fosse evidente. Non volevo dei drammi disperati. Avevo già visto dei film sull’adolescenza. Mi piaceva che ci fosse quest’inquietudine, questa febbre che doveva crescere nei personaggi. Volevo che la macchina da presa avesse questo, volevo che la macchina da presa fosse rigorosa di giorno per liberarsi di notte”.
Di solito, come ha sottolineato il regista queste storie sono realizzate utilizzando colori freddi: “Abbiamo raccontato questi interni con una luce calda, si dice che per una storia drammatica serva una luca fredda. Non è vero, mi piaceva che la luce andasse al di là dell’immagine, dove c’è anche il suono e la musica. C’è un’idea della musica che volevo mantenere coerente”.
L’ispirazione de I figli della notte è parzialmente autobiografica: “Io ho fatto un’esperienza estiva in college, dove succedevano due cose: chiamavo mia madre quattro volte al giorno e scappavo di notte. Ma ero più piccolo, avevo molto amici che erano stati in collegio. A me sembrava una cosa vetusta, si pensava ai nonni, a qualcosa di molto lontano. Questi ragazzi avevano degli atteggiamenti stranissimi, un mio amico che aveva un’apparenza da principe e una notte è diventato quasi un killer. C’era questo mondo, questi ragazzi di buona famiglia che convivono con delle cose estreme, questa sensazione ci deve essere una sensazione vera. È autobiografico perché ho conosciuto delle persone che hanno vissuto quest’esperienze”.
“Ci sono più idee per il futuro”, ha raccontato il regista, “La volontà è fare cose eccentriche e diverse”.
Ne I figli della notte mancano le figure femminili: c’è la madre e ci sono le prostitute.
“Freudiano, o madri o mignotte”, scherza il regista. “Ci sono due discorsi da fare: il primo è quello legato a Elena al locale notturno è più entrare nella testa di un adolescente, dove le donne sono fantasie. È come se fossero delle proiezioni”.
“Poi c’è il rapporto con la madre, i genitori, non esistono: sono delle vocine nei cellulari. Questo racconta il prologo, la situazione di fondo in cui si svolge questa storia, il cinema come sottrazione mi ha dato occasione di raccontare questa storia”, ha spiegato il regista.
Per I figli della notte, Andrea De Sica ha curato anche la colonna sonora: “La musica doveva farla mio papà, poi è mancato, ma è stata una mancanza di un mentore. Mi sono poi detto: se non la fa lui non può farla nessuno. Vengo da dieci anni in cui ho fatto il disc-jockey, sono stato molto a contatto e ci ho lavorato con la musica. Ho comprato una tastiera e ho fatto una piccola demo e mettevo questo brano in mezzo al nulla, in mezzo alla neve ed ero riuscito a portare anche la troupe. Vedevo che erano dentro a un mood, poi montando il film mi sono reso conto che questo aveva dato un mood e un’atmosfera diversa al film”
Al di là dei brani di De Sica, ne I figli della notte gioca un ruolo importante Ti Sento dei Matia Bazar. I figli della notte può contare su un ottimo cast:
“Volevo fare dei personaggi che non ti rimandasse a qualcosa di già visto. Non è stato facile, perché non è un film neorealista, d’improvvisazione, ma era un film con un copione preciso e bisognava trovare dei ragazzi che fossero in grado di interpretarlo. Abbiamo visto più di 1000 ragazzi, loro sono stati messi a duro lavoro e ce l’hanno fatta”.
Un cast giovane e un attore di razza, il belga Fabrizio Rongione, piccolo gigante del cinema europeo: “Fabrizio Rongione è un grandissimo attore, è stato un piacere lavorare con lui. Siamo stati tante ore insieme a Bruxelles, è una persona molto disponibile. E mi sono andato a rivedere i trailer dei suoi film… pazzesco. Mathias era un personaggio difficile da calibrare, e c’è stata la fortuna di trovare Fabrizio, un figlio di immigrati italiani in Belgio, che parla italiano che ha un accento che viene da un altro mondo. Anche lui che proviene da un altro modo di fare cinema: molto asciutto, non è mai molto calcato. È stata una scelta felice, grazie alla coproduzione belga”.
I figli della notte ha molte frasi allusive: “C’era il rischio pomodoro in sala, sono un retaggio di libri letti all’università di cui non ricordavamo gli autori Gloriana (Malatesta) e Mariano (Di Nardo). Sono frasi che danno, dirò una cosa tremenda, un valore morale a questo film. È un film fatto di scelte, a volte sono quelle sulla quale si basa la spiritualità dei personaggi”.
I figli della notte è in sala il 31 maggio, distribuito da 01 Distribution.