Klimt a Palazzo Braschi, trionfa l’eleganza – VIDEO

Il fascino e la seduzione dell’arte di Klimt trionfano attraverso circa 200 capolavori riuniti a Roma per la prima volta nel celebrare lo stretto legame tra l’artista e l’Italia

Una mostra eccezionale che presenta a Roma fino al 27 marzo 2022, capolavori provenienti dal Belvedere Museum e dalla Klimt Foundation di Vienna e che snoda l’arte di Klimt attraverso il tempo, mostrando le influenze artistiche che ebbe sui nostri artisti come Galileo Chini, Antonio Zecchin, Giovanni Prini e tanti altri. Molti furono i viaggi che Klimt compì nel nostro paese, prima per ammirare il Romanticismo, poi rapito dai mosaici dorati delle chiese paleocristiane di Ravenna e Venezia. Partecipò a due Biennali di Venezia nel 1899 e nel 1910 presentando il dipinto “Amiche I (le Sorelle)” che oggi ritroviamo in mostra, nuovamente presente in Italia dopo centoundici anni. 

Le opere sono valorizzate da un’ottima illuminazione e da pannelli dorati che mettono in risalto le opere esaltandone la cromia. Così lo splendido “Ritratto di signora in nero”, nel suo realismo fotografico sembra farci tornare indietro nel tempo e renderci partecipi della scena, e il magnifico dipinto di “Giuditta”, che avvolta dall’oro, con vesti e gioielli preziosi, pur nella sua bidimensionalità, ci cattura con la sua sensualità. Le donne sono al centro dell’opera di Klimt e in questa mostra sembrano tutte essere messe a confronto: tutte diverse nella resa pittorica e cromatica, ma accomunate da un forte spirito e personalità, carismatiche e seduttrici, hanno un ruolo da protagoniste nella pittura, così come nella vita. 

Senza fiato lascia poi l’ingresso nella sala del “Fregio di Beethoven”, dove su tre pareti lunghe 34 m si presenta un’opera magnifica, realizzata per il Palazzo della Secessione a Vienna in occasione della XIV mostra, dedicata al musicista tedesco in cui abbiamo un’interpretazione visiva della Nona Sinfonia: l’uomo, Poeta e guerriero dopo aver colto le suppliche del genere umano affronta il male e tutti i suoi vizi per raggiungere finalmente la gioia conquistata, abbracciato fortemente dalla sua amata, la Poesia. Come scriveva Schiller: “Gioia si chiama la forte molla che sta nella natura eterna. Gioia, gioia aziona le ruote nel grande meccanismo del mondo.” Ma il Poeta di Klimt ha le gambe legate a quelle di Poesia, avvinghiato e soggiogato da Eros. 

In mostra viene anche restituito il colore a tre opere di Klimt andate distrutte durante gli incendi del 1945, “La Giustizia”, “La Medicina” e “La Filosofia” di cui si conoscevano i soggetti solo grazie alle fotografie in bianco e nero. Una soluzione ambiziosa portata avanti da Google Arts & Culture Lab Team insieme al Belvedere Museum di Vienna, un tentativo conoscitivo di grande utilità, dove la tecnologia ancora una volta viene in aiuto all’arte con un profondo supporto scientifico.

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