In “Ragazzi di Vita” Pier Paolo Pasolini lo chiama ‘Er Pecetto’. Silvio Parrello ragazzo di vita lo era davvero. Nato a Monteverde da padre calabrese e madre abruzzese, l’incontro con l’intellettuale friulano – arrivato nel quartiere popolare agli inizi degli anni ’50 – gli ha cambiato la vita. Nei decenni successivi Parrello è stato un apprezzato poeta e pittore ma non ha mai rinnegato il suo passato di ragazzo di vita pasolinano. Anzi. Da anni divulga la memoria del regista e denuncia i misteri attorno alla sua morte. Vive ancora a Monteverde, dove si trova anche il suo studio artistico. Uno studio che è anche un memoriale della vita di Pier Paolo Pasolini, presente in ogni angolo della piccola stanza in Via Ozanam.






“Pasolini era un fenomeno in tutto, una persona generosa e altruista – racconta Parrello – ci facevamo grandi partite a pallone e bagni nel Tevere con gli altri ragazzi. Era uno di noi”.
Parrello conserva una memoria storica notevole e racconta volentieri il suo passato in quello che oggi è un quartiere borghese, ma un tempo era una borgata povera e malfamata.
Il suo studio è aperto a tutti coloro che vogliano conoscere il suo lavoro e le sue attività. Un piccolo e non ufficiale centro studi pasoliniano dove la teoria lascia lo spazio alla vita vissuta, al ricordo, alla memoria storica e all’importanza che Pier Paolo Pasolini ha avuto nella cultura italiana. Una full immersion in quella Monteverde pasoliniana in cui la sorte ha conservato ancora testimoni diretti preziosi come Silvio Parrello, fonte inesauribile di aneddoti e memorie. Nessuno come Parrello, oggi, è in grado di raccontare i retroscena di “Ragazzi di vita” (probabilmente il più celebre romanzo di PPP) con la viva voce e l’onore di chi, in quel libro, è citato direttamente.
Se desiderate vivere un pezzo di storia letteraria e culturale di Roma, Via Ozanam 134 – e il suo simpatico sacerdote laico – è il tempio giusto da visitare.