In centinaia si sono radunati all’esterno della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri in piazza della Repubblica a Roma per l’ultimo saluto a Sinisa Mihajlovic, l’ex calciatore e allenatore morto la scorsa settimana, da anni ammalato di leucemia. Davanti alla chiesa corone di fiori tra cui quelle degli “Ultras Lazio”, della “Famiglia Inzaghi” di “Fifa” e “Uefa” e delle squadre di club dove il serbo ha militato: Sampdoria, Bologna, Milan, Lazio e Roma. Il feretro, seguito dalla famiglia, ha lasciato il Campidoglio, dove ieri si è tenuta la Camera ardente, intorno alle 9:40 e ha raggiunto piazza della Repubblica, parzialmente chiusa al traffico per l’occasione. La folla ha accolto l’arrivo del feretro con un lungo applauso. Tante le personalità del mondo sportivo e delle istituzioni presenti: dal ministro per lo sport Andrea Abodi, al sindaco di Roma Roberto Gualtieri, dal presidente del Coni Giovanni Malagò al presidente della Figc Gabriele Gravina. Non poteva mancare il tecnico azzurro Roberto Mancini, grande amico ed ex compagno di squadra di Sinisa, e tanti altri ex compagni di Mihajlovic calciatore.
Un lungo applauso ha accompagnato l’uscita del feretro di Sinisa Mihajlovic dalla Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri in piazza della Repubblica a Roma. Al termine della celebrazione funebre, la bara dell’ex calciatore e allenatore è stata portata in spalla dagli ex calciatori della Lazio nonché amici Dejan Stankovic, Attilio Lombardo e dall’allenatore della nazionale, Roberto Mancini. Il feretro adagiato sul carro, ha ricevuto l’ultimo bacio della moglie Arianna e dei figli, dopo essere sfilato davanti alle numerose corone di fiori presenti all’esterno della chiesa. In centinaia davanti la Basilica per l’ultimo saluto all’ex calciatore e allenatore scomparso la scorsa settimana a 53 anni, dopo una lunga battaglia contro la leucemia.
In piazza erano presenti soprattutto tifosi della Lazio, squadra dove Sinisa ha militato di più durante la sua carriera. Per omaggiare il loro beniamino, dalla folla di tifosi biancocelesti, insieme ai fumogeni blu, si è alzato il coro a lui dedicato, che ricorda anche la specialità del serbo nel calciare le punizioni, soprattutto per la potenza che riusciva ad imprimere alla palla: “E se tira Sinisa, e se tira Sinisa, è goal”. Tra le tante personalità presenti del mondo dello sport, delle istituzioni e dello spettacolo, a portare l’ultimo saluto anche l’ex presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, così come Luca Cordero di Montezemolo, Paolo Brosio e Gianni Morandi.
L’arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, Matteo Maria Zuppi, nell’omelia ha parlato della malattia che ha colpito Sinisa e di fronte alla quale “non è mai a scappato. L’ha affrontata con coraggio. Lo ha fatto mostrando la fragilità dolce di un guerriero, che è tale perché sa rialzarsi o ci prova. La fragilità è una porta, non un muro. Ci stringiamo intorno alla sua famiglia e a chi è legato a lui. Sinisa voleva diventare vecchio con tanti nipoti, è stato uno capace di dare un’occasione a chi non l’aveva mai avuta”, ha detto Zuppi.