Morta Agnès Varda, addio alla regista pioniera della Nouvelle Vague

Fotografa e poi cineasta, aveva 90 anni. Ha diretto Cleo dalle 5 alle 7, Le Bonheur e Visages Villages. Dal 1958 al 1990 era stata la compagna di Jacques Demy

Agnès Varda si prende gioco di un suo autoritratto attaccato su un quadro di Gentile Bellini del 1962, la foto è stata scattata da JR nel suo studio per il lancio di Visages Villages. Varda è morta a 90 anni ©Agnès Varda-JR-Ciné-Tamaris, Social Animals 2016

È morta Agnès Varda, la regista pioniera della Nouvelle Vague aveva 90 anni. È stata una delle poche registe donne degli anni 60 ed era stata candidata agli Oscar due anni fa per il suo ultimo lungometraggio, Visages Villages firmato in coppia con l’artista di strada JR. Come ha confermato la famiglia, Varda era stata colpita da un cancro. 

Nata in Belgio, Arlette Varda il 30 maggio del 1928, si trasferì a Sète e poi a Parigi dove studiò all’École des Beaux-Arts e Storia dell’Arte alla Scuola del Louvre. Nel 1947 fondò il Festival d’Avignon e nel 1951 Jean Vilar le chiese di diventare la fotografa ufficiale del Festival. Accanto a Villar, Varda impara che l’arte deve essere esigente e accessibile.

Il suo primo film è La Pointe Courte nel 1955 ed Alain Resnais a curarne il montaggio, bisognerà aspettare quattro anni per vedere alcuni dei titoli che lanciarono la Nouvelle Vague nel mondo: I 400 Colpi di François Truffaut e Hiroshima Mon Amour di Alain Resnais nel 1959 e Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard nel 1960. Il suo La Pointe Courte rappresenta il capostipite di un movimento “la prima manifestazione di un fenomeno collettivo”, come raccontò a Le Monde nel 1962. 

Nel 1958 incontra l’uomo della sua vita, il regista Jacques Demy con il quale restò insieme fino alla sua morte avvenuta nel 1990. Demy adottò la figlia Rosalie avuta con il costumista Antoine Boursellier.

Nel 1961 gira il suo secondo film, Cleo dalle 5 alle 7, le due ore che la cantante Cleo attende per conoscere il suo destino: se è affetta o no da cancro. Anche se non ha mai amato l’etichetta di regista della Nouvelle Vague fu l’unica donna a rappresentarla. Nel 1965 vinse l’Orso d’Argento gran premio della Giuria a Berlino con Il verde prato dell’amore (Le Bonheur) in cui raccontava una storia d’amore fra una donna e un uomo sposato. 

Gira a Los Angeles un documentario sulle Black Panthers, Lions Love. E torna poi in Francia dove gira Senza tetto né legge, film denuncia sulla condizione dei senzatetto, che lanciò la carriera di Sandrine Bonnaire, filma nel 1987 Jane Birkin nell’ibrido Jane B. par Agnès Varda.

Nel 1990 dopo la morte di Demy dedica al compagno di una vita tre film: Garage Demy, Les Demoiselles ont eu 25 ans dedicato a Joséphine e un altro documentario su di lui, L’univers de Jacques Demy. Nel 1995 firma uno dei suoi fiaschi, Cento e una notte, un suo omaggio al mondo del cinema, nonostante gli insuccessi Varda continuerà a fare cinema. Cinque anni più tardi film un nuovo documentario, Les Glaneurs et la Glaneuse, dedicato allo spreco alimentare. Nel 2008 firma un documentario in cui racconta la sua vita Les plages d’Agnès. 

Dieci anni più tardi, in Visages Villages, racconta la Francia con l’aiuto dello street artist JR in un film che le valse la nomination agli Oscar e un Oscar alla Carriera. L’Accademia dei César la premiò con un riconoscimento simile nel 2005. Nell’ultimo festival di Berlino presentò il suo ultimo film Varda par Agnès – Causerie. 

Donna pioniera nel mondo del cinema, Varda ha sempre lottato per i diritti delle donne aveva guidato la marcia delle donne anti #MeToo a Cannes nel 2018 con il suo caschetto, il taglio di capelli che ha portato per un’intera vita, bicolore. 

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