Mostre/ A Galleria Borghese sold out per “Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma”

Ultime settimane per poter ammirare le 50 opere provenienti dai più importanti musei al mondo

ltimi biglietti disponibili fino al 18 febbraio per poter visitare la mostra monografica, a cura di Francesca Cappelletti e Lucia Simonato, dedicata al grande pittore fiammingo, che riusciva a trasportare nei suoi dipinti il vigore e la forza vibrante delle sculture antiche. Da qui il titolo della mostra, ‘tocco di Pigmalione’, il mitico scultore che ottenne dagli dèi la vita per una sua statua di cui si era innamorato e allo stesso modo Rubens riuscì a dare vita alle opere impresse nei suoi dipinti dove la tecnica formale e cromatica si unisce all’espressività dei volti e dei corpi, insieme alla drammaticità delle luci e delle ombre.

Nel suo trattato L’imitazione delle statue, l’artista fiammingo spiega come debba avvenire questo processo ‘transmediale’, ossia di trasposizione dei valori formali da una scultura al disegno pittorico senza che avvenga un’imitazione fedele. È necessario riportare l’immagine marmorea donandole vita e carnalità attraverso le cosiddette maccaturae: le morbide pieghe della pelle tanto di uomini, quanto di animali, accentuando le quali la figura appare viva e immobile. È, quindi, possibile ammirare l’incredibile forza pittorica di Rubens, attraverso le 50 opere esposte provenienti dai più importanti musei al mondo, tra cui il British Museum, il Louvre, il Met, la Morgan Library, la National Gallery di Londra, la National Gallery di Washington, il Prado, il Rijksmusem di Amsterdam. Le 8 sezioni illustrano in modo puntuale i diversi aspetti e insegnamenti dell’arte del pittore fiammingo a cui guarderanno gli artisti del barocco europeo.

La sezione ‘Corpi drammatici’ mette ben in evidenza la centralità del corpo umano nelle opere dell’artista, sia studiato dal vero sia nelle sculture antiche, ma anche attraverso i maestri del Rinascimento, tra cui Michelangelo Buonarroti.

Non poteva certo mancare l’ammirazione e il confronto con Caravaggio, la cui bravura fu riconosciuta dallo stesso Rubens, che convinse Vincenzo Gonzaga ad acquistare la controversa Morte della Vergine, oggi al Louvre, che Caravaggio aveva eseguito per Santa Maria della Scala nel 1605. L’ammirazione del pittore fiammingo è qui tangibile nell’opera esposta, la Deposizione, in prestito dal Rijksmuseum di Amsterdam, che riprende la Deposizione nel sepolcro di Caravaggio attraverso le espressioni dei personaggi, ma intensificandole e reinterpretandole secondo l’arte personale e riconoscibile di Rubens.

Di notevole impatto è anche il confronto con le opere presenti in Galleria Borghese di Bernini, artista che seppe trasformare in carne il marmo e dare vita all’imitazione dell’antico come nell’Apollo del Belvedere e nel Ratto di Proserpina.

“In questa sfida tra le due arti, Rubens dovette apparire a Bernini come il campione di un linguaggio pittorico estremo, con cui confrontarsi: per lo studio intenso della natura e per la raffigurazione del moto e dei ‘cavalli in levade’ suggeriti dalla grafica vinciana, che sarebbero stati affrontati anche dallo scultore napoletano nei suoi marmi senili con la stessa leonardesca “furia del pennello” riconosciuta da Bellori al maestro di Anversa; infine anche per i suoi ritratti, dove l’effigiato cerca il dialogo con lo spettatore, proprio come accadrà nei busti di Bernini per i quali è stata coniata la felice espressione di speaking likeness”, afferma Lucia Simonato, curatrice della mostra.

L’esposizione su Rubens risulta, quindi perfettamente integrata in Galleria Borghese in un’armonia di spunti e riflessioni, mettendo in luce le caratteristiche salienti di uno dei periodi artistici di più grande fermento e innovazione

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