Municipio Roma IX: alla Vaccheria la mostra “Dal Futurismo all’arte virtuale”

Fino al 14 gennaio 2024 nel casale del Castellaccio all'Eur un innovativo progetto espositivo a cura di Giuliano Gasparotti e Francesco Mazzei

Non si fermano le attività presso la Vaccheria, l’antico casale del Castellaccio, gestito dal Municipio Roma IX, che offre uno spazio di notevoli dimensioni, quasi 1800 metri quadri, ideale per la presentazione al pubblico di opere d’arte contemporanea e istallazioni immersive e digitali.

Fino al 14 gennaio 2024 sarà visitabile questo innovativo progetto espositivo dal titolo, Dal Futurismo all’Arte Virtuale, a cura di Giuliano Gasparotti e Francesco Mazzei, che proporne un percorso artistico dalla grande arte rivoluzionaria del ‘900 delle avanguardie fino ai giorni nostri: da Balla a Calder, da Modigliani a Duchamp, da Burri a Rauschenberg, passando per Dalì, Manzoni, Fontana, Boetti, Klein, Liechtenstein, Vasarely, Beuys, Warhol, Niki de Sainte Phalle, de Chirico. 

La produzione delle ambientazioni artistiche a cura di Kifitalia, realizzate dal Municipio IX con il supporto di Roma Capitale e la collaborazione di Zètema Progetto Cultura, presenta installazioni contemporanee di arte immersiva, dove i curatori spingono il visitatore a riflettere sul cambiamento e l’innovazione dei nuovi strumenti digitali che stanno rivoluzionando il mondo dell’arte, incidendo in profondità sulla percezione del reale. 

 Nel percorso espositivo, diviso in quattro ambientazioni, chiamate “capsule”, diverse per il tema affrontato, le opere d’arte ammirate in modo tradizionale dialogano con le produzioni digitali contemporanee dagli NFT all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei processi creativi, offrendo momenti di riflessione, sorpresa o anche disorientamento.

 Si comincia dalla capsula Infinity dedicata al Futurismo, costituita da un grande cubo specchiato – la Mirror Box – in cui è custodito il Fiore futurista di Giacomo Balla circondato da una video opera immersiva che racconta le linee, i suoni, i volumi, i colori e le tematiche care al movimento artistico cui aderì l’artista torinese. Gli specchi rifletteranno anche le opere di Alexander Calder così come le opere di artisti che non hanno mai aderito al Futurismo o lo hanno apertamente avversato: tra queste il Ritratto di Jeanne Hébuterne di Amedeo Modigliani o le opere di Carlo Levi.

 A seguire, la capsula Avantgard, anch’essa riflessa sulle pareti specchiate della Mirror Box, mette a confronto opere del Novecento, tra cui le celebri Senza titolo di Alberto Burri, Attirare l’attenzione di Alighiero Boetti, Il Pifferaio magico di Salvator Dalì, la Merde d’artist e le Impronte di Piero Manzoni, il Concetto spaziale natura di Lucio Fontana.

Nella capsula Pop vi è, invece, un surreale “giardino segreto” con le piante, alberelli e luci al neon colorate, popolato dalle Nanà danzanti di Niki de Saint Phalle che, come veri e propri esseri viventi, popolano questo angolo di verde dai colori sgargianti. Circondano il giardino altre opere, come Cow going in abstract e Sunrise di Roy Liechtenstein; Kiku e Liza Minnelli blue ground di Andy Warhol; Bus stop ed Intervista alla radio sulla fine del capitalismo di Joseph Beuys.

 Infine, in chiusura, ecco la capsula Metafisica in cui la riproduzione di un enigmatico studio di Giorgio de Chirico fa da scenario alle sue due opere Piazza d’Italia e l’Arcobaleno. Un’ambientazione dal forte connotato onirico e distopico, con un sound design ispirato alla Voce di Arianna di Monteverdi ed una videoproiezione che enfatizza le linee dai molteplici ed irreali punti di fuga degli edifici cari a De Chirico, oltre a una testa di Arianna con relativo filo luminescente ed una scultura riproducente un’astratta esplosione. Per raccontare che il concetto ultimo di Metafisica va verso la ricerca dell’essenza delle cose oltre la realtà visibile o percepibile dai sensi dell’uomo

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