Musei Capitolini: Gotor, una mostra di reperti archelogici mai esposti racconta Roma dalla Repubblica all’Impero – VIDEO

Fino al 24 settembre 2023 a Palazzo Caffarelli, attraverso circa 1800 opere soprattutto in terracotta, si possono approfondire i caratteri e le trasformazioni della società romana nel corso di ben cinque secoli

Dopo la mostra “La Roma dei Re” nel 2018, si inaugura finalmente il secondo capitolo del grande ciclo Il Racconto dell’Archeologia, basato principalmente sulle collezioni di proprietà comunale conservate nei magazzini e nei musei della Sovrintendenza. La mostra, ’’La Roma della Repubblica’’, allestita nelle sale di Palazzo Caffarelli, illustra, attraverso tre sezioni principali di temi e contesti archeologici, i caratteri e le trasformazioni della società romana nel corso di ben cinque secoli, dalla nascita della Repubblica alla creazione dell’Impero, dal V a.C. alla metà del I a.C. 

“Vi sono due aspetti importanti da mettere in luce in questa mostra a cura di Isabella Damiani e Claudio Parisi Presicce – afferma Miguel Gotor, Assessore alla Cultura – la volontà di creare una serie di appuntamenti che abbiano l’obiettivo di raccontare la città nella sua evoluzione storica, sociale e artistica e l’utilizzo abbondante di oggetti che appartengono al patrimonio capitolino, mai esposti finora al pubblico. Vi è il fascino di un’operazione complessa che vede prima la conservazione e poi lo studio e la valorizzazione attraverso varie fasi con l’impegno e la dedizione di molte figure professionali della Sovrintendenza.”

Viene presentata al pubblico una ricca selezione di circa 1800 opere, tra cui manufatti in bronzo, pietra locale, in rari casi marmo, ceramica, ma soprattutto in terracotta. Si tratta, in molti casi, di oggetti finora conservati nelle casse dell’Antiquarium e per la prima volta restaurati ed esibiti. Ben evidente in mostra e prorompente, infatti, in età repubblicana è la coroplastica, l’arte e la tecnica di lavorare la terracotta sia per la produzione di bassorilievi e di oggetti a tutto tondo, per motivi religiosi e votivi, fino alla realizzazione di elementi architettonici come statue frontonali, anche di grandi dimensioni, metope, acroteri e antefisse.

“In questa mostra sono stati affrontati vari argomenti e contesti – racconta Claudio Parisi Presicce, Sovrintendente Capitolino – per raccontare la fase repubblicana dell’Urbe, quando fu formalizzato e definito il rapporto tra lo Stato e il cittadino in un equilibrio e precisione che rese grande Roma. Abbiamo voluto raccontare la storia di Roma attraverso i suoi abitanti, le persone anonime che la vivevano senza fare ricorso ai grandi nomi dei personaggi noti, per andare alla sostanza dei fatti e conoscere la città nel profondo delle dinamiche sociali e culturali. In mostra si affronta la tematica della devozione pubblica attraverso le decorazioni templari di Largo Argentina e del Campidoglio e quella popolare e individuale attraverso i depositi votivi, come quello importantissimo dedicato a Minerva Medica all’Esquilino. Si sono comprese le modalità di approvvigionamento idrico prima della diffusione degli acquedotti con l’uso di numerosissimi pozzi e analizzate le tappe di sviluppo dell’artigianato che si modifica e adatta in base ai gusti e alle richieste del commercio. Fino ad illustrare l’autocelebrazione dell’aristocrazia e delle famiglie emergenti, che trova un importante luogo di espressione, durante l’età repubblicana, nei monumenti funerari”.

Queste opere sorprendono per la quantità, per i profondi significati e informazioni che riescono a trasmetterci sulla vita e i sentimenti dei romani, e anche la straordinaria abilità tecnica e raffinatezza raggiunta in molti casi: un esempio sono i frammenti delle 11 figure in terracotta rinvenuti nell’Ottocento presso la via Latina. Grazie a una lunga attività di studio, restituzione grafica, restauro integrativo dei frammenti originali con tecnologie di rilievo 3D, di scultura digitale e stampa 3D, è ora possibile proporre la Triade Capitolina, Giove, Giunone e Minerva, da ricollocare idealmente entro uno spazio frontonale. Si tratta di un altissimo esempio di coroplastica databile all’inizio del I secolo a.C. 

Di grande efficacia è l’allestimento espositivo con la grande teca con esemplari del deposito votivo dedicato a Minerva Medica all’Esquilino, scoperto a fine Ottocento, uno dei più importanti legato alla devozione popolare. Così come la proposta ricostruttiva con i colori originari delle lastre di rivestimento di Largo Argentina databili tra la seconda metà del IV secolo a.C. e la metà del I secolo a.C. e la ricostruzione del monumentale frontone di età repubblicana del Tempio di Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio.

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