Le cabine delle fototessere italiane compiono sessant’anni e per festeggiare cambiano aspetto. Da “Il favoloso mondo di Amelie” a “Così parlò Bellavista”: le abbiamo viste nel cinema, protagoniste, per immortalare baci, smorfie e sorrisi di innamorati o gruppi di amici stretti sullo sgabello dietro le sue tendine.




Oggi Dedem, la storica azienda di Ariccia che le produce nella città dei Castelli Romani, rende omaggio a un pezzo di storia italiana in occasione del suo compleanno e grazie a una collaborazione con Pininfarina, lancia un nuovo design. Dal 1962 le cabine fotografano le facce degli italiani, dei turisti e di milioni di passanti, raccontando, con le immagini, decenni di evoluzioni e cambiamenti del nostro Paese: dal bianco e nero al colore, dall’analogico al digitale, dai primordi della tecnologia all’avvento dei computer.
La prima fu installata a Roma, dentro l’attuale Galleria Alberto Sordi, esattamente sessant’anni fa e oggi, con oltre 10 milioni di foto scattate ogni anno, le storiche cabine festeggiano il 60esimo compleanno.
Nei prossimi mesi prenderà forma la nuova cabina per fototessera disegnata dall’azienda torinese Pinifarina. Oggi passeggiando per strada le vediamo con il loro gabbiotto argento e il grigio chiaro della tendina. Una lieve luce azzurra illumina l’intestazione dove si legge “fototessera, per tutti i documenti”.
Sono ormai lontani i tempi delle cento lire per quattro foto, quando era sufficiente qualche minuto per dare un nuovo volto alla propria carta di identità. Ben presto le cabine sono però diventate molto di più, trasformandosi in un mezzo per immortalare pezzi di vita. Hanno iniziato la loro storia con i capelli cotonati e la cravatta, attraversando i pantaloni a zampa, e hanno finito per immortalare minigonne e magliette colorate di gruppi rock. Sono arrivate perfino alla Biennale di Venezia, dove nel 1972 l’artista Franco Vaccari consacrò l’arte dell’oggetto chiedendo a chi visitava l’esposizione di lasciare “una traccia fotografica del suo passaggio”. Oggi proseguono il loro cammino nell’epoca dei selfie per continuare, con un nuovo profilo, a custodire pezzi di storia italiana.