Ostia: Mitreo e statue a colori, tesoro scoperto per caso

Una squadra di restauratori al lavoro per realizzare una ristrutturazione completa in 3D che verrà esposta al museo Ostiense

“Ci siamo imbattuti in un rinvenimento di importanza straordinaria. Una rappresentazione del Dio Mitra realizzata ¡n stucco dipinto». Non se l’aspettava – scrive Laura Larcan per ‘’Il Messaggero’’ – il direttore del parco archeologico di Ostia Antica Alessandro D’Alessio. Quel sito legato alla Domus dei Capitelli di Stucco era in fondo già noto. Qui gli archeologi e i restauratori dovevano solo (e si fa presto a dire solo) eseguire lavori di messa in sicurezza. 

Poi la sorpresa. Sotto strati di terra, si è gradualmente cominciato a spalancare un ambiente sotterraneo, e li, nel cuore della sala, incastonata come una reliquia, una statua ridotta in frammenti, come un puzzle. Per ogni tassello, però, una fitta di emozioni.

Le zampe piegate e contratte nella morsa muscolare del toro, gli elementi del basamento, lembi del corpo del Dio Mitra. Un materiale insolito: non nobile come il marmo, ma versatile come lo stucco. E i colori: tracce vivide di rossi. Oltre un metro di altezza per questo Mitra che uccide ¡I toro. Accanto, continuano a riaffiorare splendidi elementi architettonici decorativi, lavorati a rilievo, sempre dipinti. Come a dire che Ostia ritrova i suoi colori. 

Prima di rimuovere il reperto, gli specialisti hanno consolidato le placce di stucco. Poi, con mani materne e scrupolose, sono stati trasferiti nei laboratori del parco per essere analizzati e restaurati. 

Perché è così importante questa scoperta? «Il culto riservato al Dio Mitra, nato in Iran, giunge a Ostia nel 67 a.C. quando Pompeo Magno sconfisse e catturò i pirati cilici nel mediterraneo orientale, riportandoli con la sua flotta a Roma – spiega a ‘’Il Messaggero’’ Alessandro D’Alessio – La scoperta del ventesimo mitreo consolida e conferma la diffusione del culto a Ostia che si protrae almeno fino a tutto il IV secolo. Questo in particolare è un mitreo domestico e presenta un raro esemplare di mitra tauroctono realizzato in stucco dipinto». 

La scoperta racconta molto di Ostia Antica, città legata anche al culto di Mitra, salvifico, vicino, in un certo senso, al cristianesimo nella visione della lotta tra bene e male, luce e oscurità. Multietnica, allora, senza pregiudizi. Così appariva duemila anni fa Ostia Antica. «Conferma una società nella quale convivono tutti i culti – sottolinea D’Alessio – i templi pagani vicini alle prime strutture cristiane, la sinagoga ebraica e il culto mitraico distribuito dovunque. Per altro verso, l’episodio ci incoraggia a proseguire gli scavi anche nei contesti già noti della città». 

Archeologi e restauratori del parco sono pronti ad ampliare le indagini. “La scoperta è arrivata inaspettata nel corso dei lavori per il restauro della Domus dei Capitelli di stucco – dice D’Alessio – una dimora sontuosa che ha accompagnato Ostia lungo tutta la sua storia, dalla fase repubblicana ante Cristo ai fasti imperiali, fino alla decadenza del sesto secolo. II cantiere ha
avuto bisogno di rimuovere la terra in alcuni ambienti e, procedendo con il metodo stratigrafico ci siamo imbattuti in questo ambiente ipogeo allestito per il culto mitraico». 

Si parla tanto di Pompei. Questa scoperta può connotare Ostia di qualche elemento in più rispetto alla città vesuviana? «Le due città romane si distinguono soprattutto per la continuità di vita – riflette il direttore – Pompei si ferma tragicamente nel I secolo dopo Cristo, mentre Ostia attraversa la romanità per più di mille anni, almeno fino al secolo dopo Cristo, da testimone privilegiato e ravvicinato dei fenomeni politici ed economici che animano Roma, dalla quale assorbe in presa diretta i costumi sociali, gli stili pittorici, le innovazioni urbanistiche». 

E dopo la scoperta? Restauro ed esposizione? “Certamente, sto ragionando sui fondi per far fronte al restauro e grazie ad una squadra di restauratori di prim’ordine possiamo puntare anche ad una ricostruzione completa 3D: studiando le linee di frattura l’intelligenza artificiale può provare a restituire la figura completa. Punteremo su una valorizzazione in modalità espositiva, all’interno del Museo Ostiense». 

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