Palazzo Bonaparte/Van Gogh: Gotor, la mostra più attesa dell’anno – VIDEO

L’assessore alla cultura esprime soddisfazione per il risveglio di Roma verso una dimensione internazionale. Alla vigilia dei 170 anni dalla nascita esposte per la prima volta 50 opere fra dipinti e disegni della collezione del museo olandese di Otterlo

Grazie all’importantissimo prestito da parte del museo Kröller-Müller di Otterlo di 50 opere fra dipinti e disegni, mai esposte prima d’ora nella Capitale, che Palazzo Bonaparte ha potuto realizzare la mostra su Vincent Van Gogh, alla vigilia dei 170 anni dalla nascita, che resterà aperta fino al 26 marzo p.v. L’assessore alla cultura di Roma Capitale, Miguel Gotor l’ha definita la mostra più attesa dell’anno. ‘’Dimostra – ha rilevato – come Roma si stia risvegliando verso una dimensione internazionale di rapporti e scambi culturali.”

Attraverso un percorso storico e cronologico si possono ripercorrere nelle cinque sezioni in cui è divisa la mostra, che corrispondono alle diverse fasi e luoghi dove il pittore visse: dal periodo olandese, poi parigino con incontri importanti con gli impressionisti e Paul Gauguin, in seguito il trasferimento ad Arles, fino a St. Remy e Auvers-Sur-Oise, dove morì suicida. 

“Attraverso le varie sale il visitatore potrà comprendere l’evolversi dell’arte di Vincent Van Gogh, capirne le emozioni, i sentimenti attraverso la coinvolgente voce narrante di Costantino D’Orazio”. Afferma Francesca Villanti con Maria Teresa Benedetti, curatrice della mostra. 

L’appassionata e tormentata vicenda della vita di Van Gogh si riflette nelle sue opere, in cui la pennellata densa, a tratti rapidi con un uso attento del colore puro, e delle vibrazioni della luce ci mostrano tutta l’irrequietezza e la sofferenza. In mostra il celebre Autoritratto del 1887 che ritorna per la prima volta visibile al pubblico dopo un accurato restauro. Su fondo azzurro con tocchi verdi, l’artista si pone di tre quarti con uno sguardo fiero diretto verso lo spettatore, perché la pittura non riproduce l’immagine reale, come la fotografia, ma ne cattura l’essenza e l’anima.  “I ritratti dipinti – scriveva infatti Van Gogh al fratello Theo – hanno una vita propria, qualcosa che viene dalle radici dell’anima del pittore, che una macchina non può toccare.”

Nei numerosi disegni e dipinti che raffigurano uomini e donne intenti nei lavori faticosi e umili, come Contadina che raccoglie il frumento e Donne nella neve che trasportano sacchi di carbone dai toni scuri, come nei dipinti Il seminatore e Il tessitore, Van Gogh si avvicina ai protagonisti con sincero affetto e ammirazione verso la fatica dell’uomo , che resiste di fronte all’ineluttabile destino. In alcuni dipinti come Pini al tramonto o Il burrone la presenza avvolgente e spesso protettiva della natura, sembra confortare, ma insieme sovrasta l’uomo mortale. 

Maria Teresa Benedetti spiega che “Van Gogh era un visionario spiritualista, che amava la terra e la natura sopra ogni cosa, osservandola con stupefatto amore. Scelse di vivere con le persone umili come gli agricoltori, le donne dei campi, i tessitori, poiché era l’umanità pronta ad accettare la sofferenza e la sua è una religiosità più ampia, non confessionale. Nei suoi dipinti vi è una profonda ricerca della verità al di là delle convenzioni e così sono comunque belle le ragazze con i loro vestiti umili perché piene di carisma e di forza interiore. Questo ci fa comprendere che Van Gogh amava il mondo che lo circondava anche se non fu mai felice. Aveva un’anima fragile, costantemente alla ricerca di affetto, amicizia e approvazione, ma fu segnata da delusioni e rifiuti. Van Gogh si logorava nel chiedersi perché le sue opere non piacessero. Tanto fu poco capito in vita, tanto più fu poi amato e apprezzato dopo la morte, divenendo oggi l’artista più famoso al mondo”.

Di notevole interesse è anche la raccolta della famiglia Kröller-Müller, una delle collezioni private più ricche e importanti nell’Europa di inizi ‘900, che comprende anche dipinti di Picasso, Mondrian, Signac, Seurat, Redon, Gauguin, Renoir. Fu Helene Kröller-Müller ad appassionarsi e ad acquistare numerosi dipinti di Van Gogh dal 1908 al 1938, fino ad impegnarsi a voler promuoverne la conoscenza in Europa e negli stati Uniti, attraverso numerose esposizioni e a creare la collezione più ricca e importante al mondo, seconda solo al Museo Van Gogh ad Amsterdam.

“Helene è tra gli eletti con il dono di anticipare i territori inesplorati dal comune sentire. – rileva Francesca Villanti – l’arte per Helene ha la capacità di rendere manifesto ciò che non appare, dando voce a sentimenti non ancora registrati. Nella pittura di Van Gogh la giovane donna ritrova tutte le sue inquietudini, il desiderio di osservare il mondo in modo diverso rispetto ai rigidi schemi borghesi.”

La visita alla mostra si conclude con il dipinto Vecchio disperato, che evidenzia gli anni finali più tormentati della vita di Van Gogh, carichi di angoscia e solitudine, nei quali ormai la malattia stava prendendo il sopravvento e non gli lasciò più scampo. 

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