Pollock e la scuola New York sono protagonisti di una mostra che inaugura domani al Museo del Vittoriano a Roma (dove è in corso una retrospettiva dedicata ad Andy Warhol). Dal 10 ottobre al 24 febbraio a Roma 50 capolavori per raccontare il fermento artistico che si viveva a New York negli anni 50 e 60.
Cinquanta capolavori fra i quali c’è anche Number 27, un’opera emblematica dell’arte di Jackson Pollock e non solo, una tela che si potrae orizzontalmente per quasi tre metri e che con l’equilibrio perfetto fra le pennellate nere e di altri colori, un quadro che rappresenta al meglio la tecnica usata da Pollock per dipingere i suoi quadri: il dripping, un modo di dipingere innovativo che univa i ritmi e i rituali di una danza e la modernità dell’arte pre-performantica.
Il quadro è stato realizzato nel 1950 ed è normalmente esposto al Whitney Museum, il museo di New York che ha prestato moltissime opere esposte al Vittoriano. Fra le tante opere esposte abbiamo altri quadri di Jackson Pollock, incluso l’articolo di Life apparso nel numero dell’8 agosto del 1949 che lo consacrava come il più grande artista vivente. Pollock viene raffigurato in foto e in video mentre raffigurava le sue opere, sempre più grandi coinvolgendo tutto il suo corpo nella sua realizzazione come si nota nelle foto e nei filmati di Hans Namuth.
I vortici di energia di Pollock non sono gli unici protagonisti della retrospettiva, in mostra al Vittoriano anche altre opere di artisti che presero parte alla rivoluzione artistica degli anni 50 che ebbe come teatro New York, partita con la lettera inviata all’allora direttore del MET, colpevole di dare poco spazio nel suo museo all’arte contemporanea. L’action painting e l’espressionismo astratto sono fra i capisaldi delle 50 opere in mostra al Vittoriano. “Quando sono nel mio quadro, non sono cosciente di quello che faccio. Solo dopo, in una sorta di presa di coscienza, vedo ciò che ho fatto”, racconta Pollock, in un’area della mostra che mostra i colori, la voce, i suoni della sua pittura e la musica jazz che usava come sottofondo alle sue danze “creative”.
Come ha sottolineato Luca Beatrice, uno dei curatori, il 1956 è stato l’anno chiave per la cosiddetta arte contemporanea:
“L’8 agosto inaugura a Londra la mostra This is Tomorrow, in particolare il collage di Richard Hamilton, Just what is it makes today’s homes so different, so appealing? si propone come manifesto dell’arte di domani e dove per la prima volta compare in evidenza la parola/logotipo pop. Robert Rauschenberg realizza Bed, il più significativo dei suoi Combine Paintings, in cui mescola la pittura residuale con oggetti trovati e materiali di scarto. E l’11 agosto 1956 perde la vita tragicamente Jackson Pollock”.















Un anno cruciale per la storia dell’arte e che consegna alla storia Jackson Pollock, uno degli artisti più americani e il più noto fra gli esponenti dell’Espressionismo Astratto. A Pollock è dedicata la prima sezione della mostra che si conclude proprio con Number 27, fra le opere esposte anche quelle della moglie Lee Krasner, nata Leonor costretta a cambiare il nome per avere una maggiore considerazione come artista. Dell’artista, la mostra ospita Untitled.
La seconda sezione è dedicata alla Scuola di New York, gli artisti che trasformarono New York nel centro culturale e artistico del Novecento: Arshile Gorky, William Baziotes, Mark Tobey, Richard Pousette-Dart, David Smith, Bradely Walker-Tomlin, James Brooks. La terza sala è dedicata alla rivoluzione pittorica di Franz Kline, nei suoi quadri l’action paiting si fonde con le linee e l’architettura della città.
La quarta sezione è, invece, dedicata al passaggio dall’Espressionismo astratto ai Color Field, un anticipo rispetto al Minimalismo con le opere di Clyfford Still, Philip Guston, Adolph Gottlieb, Jack Tworkov, Theodoros Stamos, Sam Francis e in quest’area vediamo anche tre quadri di artiste donne Helen Frankenthelter e Grace Hartigan, fra le protagoniste di queste correnti. A Willem de Kooning è dedicata la quinta parte della mostra, “monografica” anche la sesta sezione dedicata a Mark Rothko. Nei quadri dell’artista americano di origine lituana, fondatore insieme ad Adolph Gottlieb del movimento The Ten, s’intravede un approccio diverso, più intimistico, rispetto a quadri di Pollock.
Nelle sale del Vittoriano, moltissime opere del Whitney Museum di New York, David Breslin, curatore della mostra insieme a Carrie Springer ha spiegato il legame del museo con l’arte della mostra:
“Il Whitney Museum è nato nel 1930, quando è stato fondato da Gertrude Vanderbilt Whitney divenne la casa per gli artisti americani viventi che non ricevevano le attenzioni che meritavano nei musei d’Oltreoceano. Penso che sarebbe molto felice di vedere i suoi artisti rappresentati in questo spazio. Per anni è stato nella zona alta di Manhattan e abbiamo cambiato edificio, per altro ideato da Renzo Piano, qui siamo riusciti a esibire molta più arte. Ho passeggiato nella mostra al Vittoriano, ho visto quadri che amo, e opere che sono diventate fra le mie preferite”.









Le opere di Pollock e la scuola di New York vi aspettano in una delle mostre più attese dell’anno al Vittoriano. ”
Info e biglietti
Pollock e la scuola di New York
Complesso del Vittoriano/Ala Brasini
via San Pietro in Carcere
Orari
lunedì – giovedì 9:30 – 19:30
venerdì – sabato 9:30 – 22
domenica 9:30 – 20:30
Biglietti
Intero 15 euro con audioguida
Ridotto 13 euro con audioguida
Ridotto speciale 12 euro con audioguida
Ridotto bambini 7 euro con audioguida
Ridotto scuole 5 euro, minimo 25 persone