Terminata l’operazione del restauro e salvataggio dei resti visibili del complesso del Portico d’Ottavia. Operazione complessa, diretta dalla sovrintendenza capitolina che, attraverso un team di archeologi, architetti e ingegneri ha studiato, verificato, monitorato e consolidato nel tempo, la stabilità del monumento.
“Inauguriamo oggi la fine della terza fase del restauro del Portico d’Ottavia: iniziato nel gennaio 2016 e terminato poco fa. È uno dei cuori della Roma Antica”, ha spiegato il sovrintendente capitolino ai Beni culturali, Claudio Parisi Presicce. I ponteggi sono stati posizionati 14 anni fa e tolti recentemente, a seguito del termine del terzo intervento iniziato nel 2016.
“Il quadriportico è stato oggetto di lavori nel corso dei secoli che hanno complicato ulteriormente le attività di restauro – ha spiegato la sindaca di Roma, Virginia Raggi, a margine della cerimonia di inaugurazione -. C’è una colonna, come spiegato dal Sovrintendente, in cui sono state inserite delle sonde per monitorarne eventuali piccoli movimenti, per i prossimi due anni. L’attività è stata estremamente importante e molto delicata. In un periodo di difficoltà economica bisogna far fruttare ogni centesimo ed essere grati a chi ha lavorato con grande passione”.
L’ausilio di alte tecnologie ha permesso e permetterà, anche nel futuro, un monitoraggio attento dei resti del complesso che nei secoli è stato più volte danneggiato e rimaneggiato.
“Nel bilancio 2018 del Campidoglio sono state individuate le risorse, tra gli investimenti, per terminare il restauro dei muri laterali e del podio”, ha sottolineato Presicce.
Gli interventi si sono svolti in tre fasi: il primo step ha riguardato l’analisi e la verifica della stabilità del monumento e il montaggio del ponteggio della facciata, il secondo ha visto il montaggio degli altri ponteggi e gli interventi di preconsolidamento nelle zone di estrema urgenza. Infine il terzo step, quello appena concluso, ha visto un progetto complesso e articolato di recupero.
“Questo intervento mette in luce da un lato le difficoltà delle norme sui lavori pubblici che li rende più difficili – ha detto l’assessore alla Cultura, Luca Bergamo, – ma in secondo luogo, il lavoro fatto qui si avvale di quella ricerca scientifica di base che per il 50% si concentra nella Capitale e che noi intendiamo continuare a valorizzare”.
Con il restauro “di cui mi auguro possano godere presto anche gli studenti, quello ebraico diventa sempre più un quartiere di vita, cultura, tradizione e condivisione”, ha detto Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma.
“Questa è una bellissima giornata perché viene restituita a Roma una parte storica della città, rimettendo a centro il rione e permettendo di vivere insieme la città storica e il suo futuro”, ha detto infine la presidente del I Municipio, Sabrina Alfonsi.