Scalfari: esequie in Campidoglio, addio a un “grande italiano”

Un lungo applauso ha concluso i funerali laici

Un lungo applauso ha concluso i funerali laici per l’ultimo saluto al fondatore di La Repubblica e L’Espresso, Eugenio Scalfari, scomparso a Roma giovedi’ all’eta’ di 98 anni.

La sala della Protomoteca in Campidoglio, dove era stata allestita la camera ardente, si e’ riempita di una folla di amici, colleghi, uomini delle istituzioni e semplici lettori. Accanto al feretro le prime due pagine di La Repubblica e l’Espresso uscite nel 1976 e nel 1955, e la sua famiglia.

Tanti i ricordi dello Scalfari in redazione come quelli di Massimo Giannini e Ezio Mauro che con lui hanno condiviso gli anni de La Repubblica. “Non ci lascera’ mai la sua idea dell’Italia”, ha detto l’ex direttore del quotidiano nel ventennio dal 1996 al 2016. C’erano anche Mario Calabresi, Marco Damilano, Lirio Abbate, Carlo Verdelli e tanti altri uomini macchina dei suoi giornali. E poi il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, Gianni Letta, Luigi Zanda, mentre in tanti sono rimasti fuori dalla sala e hanno potuto seguire i ricordi dai due maxi schermi allestiti in piazza del Campidoglio. Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha espresso “la riconoscenza per cio’ che e’ stato e ha fatto” Scalfari “e per quello che ha lasciato al Paese e a tutti noi”.

“La Francia ha perduto un grande amico”, ha scritto il presidente francese, Emmanuel Macron, in un messaggio letto dal giornalista Bernard Guetta, “Eugenio Scalfari era un mirabile francofono, ma prima di tutto un uomo che amava la Francia, i lumi, la liberta’, la tolleranza e i diritti dell’uomo”. Tanti i ricordi dello Scalfari “direttore” con camei dalla vita in redazione, definita da molti come “comunita’”. Per il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, Scalfari “aveva il coraggio di osare nel leggere le notizie, aveva l’idea di non fermarsi mai, l’idea di innovare. Aveva l’idea di una societa’ basata su diritti e riforme”. Veltroni lo ha ricordato come “un democratico convinto, amante della liberta’ e delle liberta’”, “un grande italiano, quella generazione che ha liberato il Paese dalle macerie e l’ha fatto correre finche’ ha potuto”. “Se n’e’ andato in un Paese smarrito e slabbrato”, ha aggiunto, “le ultime volte che l’ho sentito si sentiva ormai pure lui straniero in patria, era amareggiato”.

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