Tra Kerouac e Monet: il Bob Dylan pittore al MAXXI di Roma è uno spettacolo – FOTOGALLERY

Paesaggi, ritratti e testi autografi delle canzoni più note. Notevole esposizione al museo romano d’arte contemporanea

Sorprendente è il termine che meglio descrive l’esposizione pittorica di Bob Dylan in scena al MAXXI di Roma. No, non è un’omonimia: si tratta di quel Robert Zimmermann premio Nobel per la letteratura, cantautore, musicista, poeta e menestrello di una generazione. La sorpresa nasce dalla qualità e dal livello pittorico – sconosciuto ai più – di un artista noto in tutto il mondo per la propria musica, non per i ritratti, le scene espressionisti e i quadri in stile ‘pop art’.

Bob Dylan retrospectum – in scena al MAXXI fino al 30 aprile – è la mostra curata da Shai Baitel per raccontare al mondo l’altra faccia del Dylan creativo. Un viaggio attraverso paesaggi americani, scene di vita quotidiana e insegne commerciali dell’America profonda:

A tratti il tocco di Dylan sembra quello di Monet, in altri sembra guidato dallo spirito on the road di Kerouac, alla scoperta e al racconto visivo di angoli oscuri degli States. Si vedono scritte e cartelloni pubblicitari affiancate da scenari solenni e desolati. Motel, balle di fieno e staccionate. L’America del consumismo sfrenato e quella rurale e selvaggia, dominata dalla natura.

A tratti, invece, il folksinger si trasforma in un Canaletto a stelle e strisce, con un racconto dall’alto di Manhattan come se fosse una dettagliata fotografia dall’alto:

 

Una chicca della mostra, oltre alla presenza di testi autografi delle canzoni più famose, è l’esposizione dei cartelloni originali di Subterranean Homesick Blues, video musicale cult degli anni Sessanta dove Dylan svoglia cartelloni con frasi e parole preceduto dal grande poeta della Beat Generation Allan Ginsberg:

Non mancano gli omaggi alla Capitale, con un suggestivo ritratto ad olio della scalinata di Trinità dei Monti e quello a New Orleans, una delle patrie del genere blues:

Ma la parte della mostra a nostro avviso più suggestiva è quella denominata dalla curatrice Deep Focus. Una carrellata di dipinti – che impropriamente potremmo definire ‘folk’ – dove sono rappresentati un rodeo, scene di vita quotidiana, un bar, incontri pugilistici e tanto altro. La tecnica utilizzata ha previsto l’utilizzo molto cinematografico del primo piano, secondo piano e sfondo. Il risultato è una suggestiva sequenza di quadri che parlano o, per meglio dire, cantano al pubblico presente:

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