Al museo di Roma in Trastevere è possibile visitare fino al 25 novembre la mostra ‘Prendi la tua cartella e vattene da scuola. Le leggi razziali del 1938 commentate dai bambini della periferia di Roma’. L’iniziativa è stata promossa dalla comunità di Sant’Egidio in collaborazione con l’assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale.
“Attraverso una semplicità di approccio tipicamente infantile, i bambini si sono resi conto di tanti atteggiamenti contro la diversità, per esempio del colore della pelle – ha commentato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio – Questa mostra rappresenta una rivolta pacifica contro l’esclusione e coinvolge un asilo multietnico di Santa Maria in Trastevere e le periferie, dove l’emarginazione si vive di più. Solo chi conosce il passato può evitare di ripeterne gli errori”.
Impagliazzo non ha risparmiato critiche al Decreto Sicurezza voluto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini: “Non lavora per l’integrazione ma per l’esclusione. Con questa legge i migliori se ne andranno, persone di cui noi abbiamo bisogno”.
La mostra multimediale vede protagonisti disegni e testi dei bambini delle periferie di Roma che frequentano le ‘Scuole della Pace’ della comunità di Sant’Egidio, ed è stata allestita con l’obiettivo di ricordare le leggi razziali nel loro ottantesimo anniversario di promulgazione e di proporre una riflessione sui fenomeni ancora attuali di esclusione, razzismo e antisemitismo, ribadendo la necessità di una scuola e di una cultura inclusive.
Al materiale prodotto dai piccoli alunni si affiancano pagelle, quaderni e giornali dell’epoca. Pensata in particolare per un pubblico giovane, la mostra offre al visitatore tre percorsi: esclusione, resistenza culturale e inclusione, favorendo un percorso emotivo e conoscitivo insieme.
“Un’iniziativa bellissima che pone al centro quello che i bambini vedono con i loro occhi, il bisogno di riconoscersi negli altri e di non essere soli – ha commentato Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma – Dovremmo leggere il messaggio che viene da loro e non disattenderne le speranze, confidando in un futuro migliore”.