Venezia 78: con Guzzanti in palazzo occupato a Roma

Ducu a Giornate autori. 'Vorrei lo vedessero Meloni o Calenda

Quattrocentocinquanta persone indigenti, con 180 famiglie di 25 nazionalita’ diverse, distribuite in sette piani: sono gli occupanti del Palazzo di Santa croce in Gerusalemme nel quartiere dell’Esquilino a Roma; una realta’ raccontata da Sabina Guzzanti in Spin Time – Che fatica la democrazia! che debutta alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nelle Giornate Degli Autori/Notti veneziane, per arrivare poi in sala dal 16 settembre con Wanted Cinema.

Il palazzo di 17 mila mq, occupato dal 2013, famoso per l’intervento nel 2019 dell’Elemosiniere del papa, il Cardinal Konrad Krajewski, che ruppe i sigilli per riattaccare la luce quando era stata staccata, si e’ aperto nei due piani sotterranei anche alla cultura e alla formazione, con le iniziative all’insegna dell’interazione e del dialogo, organizzate, non senza difficolta’, dal collettivo Spin time.

“Io sono arrivata nel palazzo proprio quando gli avevano staccato la luce – spiega l’attrice, autrice e regista -. C’era stata la richiesta a personaggi dello spettacolo di intervenire per dare la propria solidarieta’. Io ero andata e il giorno dopo c’e’ stato il ‘miracolo’ della luce che e’ tornata ed ho pensato fosse un segno . Cosi’ sono partita, filmando all’inizio con la mia telecamerina le reazioni”. A Sabina Guzzanti piacerebbe che “Giorgia Meloni, Salvini, la Raggi, il Messaggero, Calenda, tutti quelli che attaccano con violenza questa realta’ vedessero il documentario. Sarei curiosa di sapere cosa ne pensano. Difendere la legalita’ non puo’ avere come alternativa buttare queste persone in mezzo alla strada”. Il dibattito sul destino del palazzo e’ tornato sulle pagine dei giornali a inizio estate dopo la presentazione nello stabile dei candidati alle primarie del Pd per le elezioni nella capitale: “le richieste di sgombero sono panzane vili, perche’ nessuno di quelli che lo invoca sarebbe in grado di gestire una situazione cosi’, non saprebbero dove mettere queste persone”. Il documentario racconta il quotidiano degli occupanti del palazzo, le loro riunioni e quelle del collettivo Spin time, con anche le tensioni che nascono per alcune delle iniziative organizzate, come le serate di discoteca con i rischi annessi. Un confronto che trova modo si esprimersi anche nel laboratorio di ‘teatro degli oppressi, organizzato nel palazzo dalla docente e regista Christina Zoniou.

“Le persone li’ si esprimono creativamente. Li vedi come degli eguali, l’unica differenza e’ che loro si trovano in una situazione in cui difettano di pecunia, qualcosa che puo’ succedere a tutti; non e’ una connotazione dello spirito, e’ una circostanza che ci auguriamo sia passeggera” sottolinea Sabina Guzzanti. In Spin time, si parla anche delle criticita’ dell’occupazione. Ma dietro questo spazio ci sono principi solidi di solidarieta’ e accoglienza di tutte le differenze, una valorizzazione della liberta’ d’espressione sicuramente maggiore di quella che trovi in televisione. Alla fine il bilancio e’ molto positivo. Credo che il film lasci una sensazione di grande vitalita’, di una comunita’ libertaria oltre che e solidale, con dei difetti, ma belli e umani”.

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