Il primo trasporto di Santa Rosa con la nuova Macchina, Dies Natalis, la stessa che si ripeterà nel trasporto della Santa l’anno prossimo in occasione del Giubileo, si è concluso a mezzanotte in punto davanti il santuario della patrona di Viterbo.
I mille e 300 metri circa di percorso, non senza brividi, sono cominciati alle 21:30 circa da piazza San Sisto con il primo “Sollevate e fermi”, l’ordine impartito dal coordinatore dei 100 facchini, che ha fatto sollevare i 51,8 quintali del manufatto. Il campanile illuminato, che trasportava la Santa alto oltre 30 metri, svettava sopra i palazzi del centro di Viterbo sfiorando cornicioni, muri e grondaie, poggiato sulle spalle dei trasportatori e spinto dall’entusiasmo di una folla di fedeli e turisti.
Poco prima i facchini erano stati benedetti nella chiesa di San Sisto e lì la sindaca di Viterbo Chiara Frontoni li aveva incoraggiati dicendo loro “Facchini di Santa Rosa, è il vostro momento, è il momento di Viterbo, è il momento di una macchina che ci racconta chi è Rosa e che città è oggi Viterbo; è innovazione, è coraggio, è voglia di rompere con il passato ma allo stesso tempo ha un radicamento forte nelle tradizioni più pure e l’identità più autentica. Tutto questo è la macchina che per la prima volta è sulle vostre spalle. Facchini di Santa Rosa, porterà Rosa a casa. E un popolo che riesce a concepire e a conservare tutto questo per secoli, è un grande popolo”.
Una tradizione che si ripete da secoli, addirittura 800 anni, per ricordare la traslazione, avvenuta nel 1258, del corpo della patrona di Viterbo morta ad appena 18 anni. Quattro tappe al cardiopalma, ma tutto è andato per il verso giusto e a mezzanotte, il coordinatore dei facchini Luigi Aspromonte, che quest’anno ha sostituito il capofacchini Sandro Rossi ammalato, ha dato l’ultimo ordine: “Santa Rosa, fuori”, con il quale ha chiesto ai trasportatori di uscire da sotto la “Macchina” ormai assicurata su dei sostegni. Solo allora è cominciata la festa.