Atac verso il referendum

Mentre a Genova il governo discute della gestione problematica delle concessioni autostradali, a Roma si avvicina il referendum per la liberalizzazione del trasporto pubblico della capitale.

Entra nel vivo l’autunno caldo dell’Atac. Mentre a Genova si discute delle disfunzioni dell’affidamento in concessione della rete viaria, a Roma avanza l’idea di trasferire il servizio pubblico in mano ai privati. In un caso si parla di infrastrutture, nell’altro di servizi. Ma il problema non è tanto l’oggetto della concessione quanto l’idea che possa fare la differenza l’affidamento in mani private. La questione non è di lana caprina anche perché l’11 novembre a Roma si voterà per un referendum promosso dai Radicali per la messa a gara del servizio di trasporto pubblico.

Due i quesiti che saranno sottoposti ai cittadini della capitale.

Il primo chiede ai romani se ritengono opportuno che la Capitale “affidi tutti i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo, ovvero su gomma e rotaia, mediante gare pubbliche, anche a una pluralità di gestori e garantendo forme di concorrenza comparativa nel rispetto della disciplina vigente a tutela della salvaguardia e della ricollocazione dei lavoratori nella fase di ristrutturazione del servizio”.

Il secondo interroga cittadini sul fatto che l’esercizio di trasporti collettivi di linea in ambito locale a imprese venga operato in concorrenza.

In entrambi i casi, per Atac cambierebbero completamente le carte in tavola mettendo a repentaglio la stessa sopravvivenza dell’azienda, controllata dal Campidoglio. Non a caso la sindaca Virginia Raggi ha già annunciato che il referendum ha un valore puramente consultivo.

“Qualunque sarà il risultato, ne terremo conto per migliorare sempre di più” ha dichiarato il primo cittadino della Capitale che ha ribadito la volontà di mantenere in vita Atac come azienda pubblica. “La nostra sfida è trasformare Atac in un’azienda efficiente a controllo pubblico – ha aggiunto la sindaca – “I privati già gestiscono alcuni autobus come Roma Tpl e i cittadini che li utilizzano sanno bene quanti problemi ci sono”. Ma per il promotore del referendum, Riccardo Magi, non si può arginare l’operazione Referendum Atac (http://mobilitiamoroma.it/) che è la prima consultazione cittadina di questo genere.

“Possono spacciare i dati che vogliono, ma la verità è che a Roma il Trasporto pubblico locale è nettamente peggiorato” ha spiegato Magi all’agenzia Dire. Intanto l’azienda annaspa in un contesto tutt’altro che amico. Entro il prossimo 19 dicembre i 1200 creditori della municipalizzata del trasporto romano dovranno decidere se accettare il piano del concordato.

Se vincerà il sì, allora la municipalizzata potrà ripartire, altrimenti saranno guai perché la strada tracciata è quella del fallimento. Non manca molto quindi per vedere se i creditori accetteranno le proposte di Atac. Ovvero il pagamento fino al 2021 di una prima tranche di pagamenti cash pari al 31% dei crediti totali e il resto saldato in obbligazioni societarie.

La scelta non sarà affatto facile. Anche perché i creditori sono scettici sul fatto che Atac possa davvero iniziare un nuovo corso. Come gran parte delle municipalizzate italiane, Atac è stata a lungo un feudo della politica.

Nel 2013, il quotidiano La Repubblica svelò come attraverso biglietti clonati, l’Atac procurasse fondi neri alla politica romana. Una storia accaduta sotto la gestione di Gianni Alemanno e proseguita durante quella di Ignazio Marino. Ma allora il problema è davvero affidare il servizio pubblico al privato o in concorrenza oppure affidare le aziende alle persone giuste, onesti manager che poco o nulla abbiano a che spartire con la politica? Forse non sta tanto nella concorrenza, ma nella qualità dei cosiddetti boiardi di Stato, preoccupati più di soddisfare i desiderata della politica che non di far funzionare i servizi per i cittadini.

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