8 marzo: Mattarella, la strada per una effettiva parità di genere “va percorsa con il massimo di determinazione e rapidità”

Per il capo dello Stato la misoginia “è all’origine di tutte le discriminazioni che, nei secoli fino a oggi, si sono manifestate, a ogni latitudine, contro le donne"

La strada per il raggiungimento di una parità effettiva far uomo e donna “costituita con pienezza da diritti e da opportunità, è ancora lunga e presenta tuttora difficoltà”. Lo ha rimarcato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione delle celebrazioni della Giornata Internazionale della Donna, al Quirinale. La strada per una effettiva parità di genere “va percorsa con il massimo di determinazione e di rapidità. Perché dalla condizione generale della donna, in ogni parte del mondo, dipende la qualità della vita e il futuro stesso di ogni società”, ha aggiunto.

Il presidente della Repubblica ha poi voluto salutare le ospiti straniere, Pegah Tashakkori e Frozan Nawabi presenti al Quirinale: “Desidero dir loro – ha scandito – che l’Italia che le ha accolte condivide e incoraggia il loro impegno. E che farà di tutto, nelle sedi internazionali, per sostenere le donne che esigono qualità di vita e libertà”. È una lotta, ha ricordato il presidente, che è iniziata – in Iran e in Afghanistan – per la libertà e il diritto delle donne alla eguaglianza. Ma che – come spesso accade – la generosità e la lungimiranza delle donne ne amplia il significato che diventa resistenza, protesta e appello per l’affermazione dei diritti e delle libertà di tutti, senza distinzioni”.

Per il capo dello Stato la misoginia “è all’origine di tutte le discriminazioni che, nei secoli fino a oggi, si sono manifestate, a ogni latitudine, contro le donne. Nessun Paese ne è stato immune; nessuna epoca storica”. E, dunque, “stereotipi e pregiudizi, determinati tutti da un unico elemento: la paura nei confronti della donna, del suo essere differente nel corpo e nella sensibilità, della sua intelligenza, della sua voce, della sua indipendenza”, ha aggiunto.

“Fin da alcuni miti antichi la donna è stata sovente e incredibilmente vista come elemento di allarme, di ostacolo all’immobilismo di valori tramandati”, ha detto Mattarella, sottolineando che “la realtà delle donne che abbiamo ascoltato, le vicende di grandi donne che abbiamo conosciuto per esperienza diretta o per conoscenza della storia, di donne nella normalità della vita quotidiana, ci insegnano che donna è sinonimo di coraggio, di determinazione, di equilibrio, di saggezza, di pace, di promozione di libertà e diritti”. Sulla condizione della donna “in questi decenni la Repubblica Italiana ha fatto enormi progressi. Sul piano legislativo e su quello della diffusione di una cultura della parità. Tra le istituzioni e nella società”, ha aggiunto. “Abbiamo in carica – ha ricordato – la prima donna alla guida del governo, presidente del Consiglio, nuovamente una donna alla presidenza della Corte Costituzionale, per la prima volta una donna al vertice della magistratura”.

Una certa mentalità nei confronti delle donne e soprattutto “certe consuetudini errate e profondamente dannose, sono ancora presenti. Occorre un impegno ulteriore delle istituzioni, della comunità civile, delle donne e degli uomini, insieme, per rimuovere ostacoli, confutare pregiudizi, operando con azioni concrete”, ha sottolineato il capo dello Stato.  Sulla condizione della donna occorre l’impegno di tutti per contrastare “con forza le inaccettabili violenze e i femminicidi, che sono crimini gravissimi da sanzionare con il massimo di severità”, ha affermato.

In molte aree del pianeta, ha ricordato il presidente della Repubblica, alle donne “non sono riconosciuti i diritti fondamentali, in misura ben maggiore. Mutilazioni genitali, violenze sessuali, matrimoni combinati – persino per spose bambine – discriminazioni, divieti, imposizioni assurdi e umilianti, impedimenti allo studio, al lavoro, alla carriera, al voto e alla partecipazione politica, negazione di decisioni di vita tra le più elementari”. “Ma le donne, molte donne sono scese in strada. In tante parti del mondo. Per gridare la loro protesta, per far sentire la propria voce. Per reclamare non privilegi ma diritti. Diritti, ripeto, a beneficio di tutti, non soltanto delle donne”. Dunque “non possiamo rimanere estranei al loro grido di libertà. Alla loro lotta per le libertà fondamentali”, ha concluso.

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