A Roma l’auto elettrica è sempre più un miraggio

Parigi, inveve, si candida a capitale ecologica d'Europa: diffusione del car sharing verde, forti investimenti sulla rete di rifornimento ed incentivi stanno modificando le abitudini di trasporto dei cittadini nell’area metropolitana parigina. Sempre più profondo il gap da colmare per l’Italia e la sua Capitale.

Riduzione dell’inquinamento e miglioramento della circolazione sono due temi centrali nelle capitali di tutto il mondo. Milioni di cittadini delle metropoli chiedono alle istituzioni di agire per migliorare la qualità dell’aria, affermando di essere anche disposti a modificare le abitudini di trasporto, pur di raggiungere l’obbiettivo. Per questo nelle metropoli del Vecchio Continente, i sindaci si sono attivati alla ricerca di nuove frontiere verdi di trasporto urbano. È così che l’auto elettrica è diventata un must metropolitano, un po’ ovunque in Europa. Meno che a Roma, dove il piano di sviluppo delle colonnine di ricarica procede a singhiozzo.

Mentre, infatti, a Parigi il car sharing verde “Autolib”, del finanziere bretone Vincent Bolloré, pianifica di sistemare una stazione di ricarica ogni 40 Km all’interno dell’Hexagone, nella capitale italiana l’amministrazione Raggi rallenta i piani dell’Enel per ampliare la rete delle aree di rifornimento. Il risultato è che, mentre a Roma si parla di un investimento di 300 milioni dell’Enel per un centinaio di nuove colonnine di rifornimento, a Parigi la sola Autolib prevede di raddoppiare il numero di stazionamenti, passando da 6mila a 14mila aree di rifornimento. Numeri da capogiro rispetto a quelli della Capitale e dell’Italia intera. Basti pensare che in tutta la penisola gli impianti di ricarica, tra pubblici e privati aperti al pubblico, sono appena 3.700. Nella Capitale, se ne contano appena 200 e sono essenzialmente stazioni a rifornimento lento, che impiegano almeno cinque ore per ricaricare il veicolo.

 

Stanziamenti non spesi e ritardi nell’azione governativa per lo sviluppo delle colonnine di rifornimento

Non fa eccezione il resto del Paese con il ministero delle infrastrutture in ritardo sui piani di sviluppo della rete di rifornimento: secondo quanto riferisce la Corte dei Conti, lo Stato ha stanziato ben 50 milioni nel triennio 2013 – 2015, con l’obbiettivo di sbloccare la situazione rifornimenti, ma alla fine sono stati spesi appena 6mila euro, essenzialmente per la pubblicazione del bando.

Consapevole del ritardo, il ministero ha aggiornato il piano al 2018, promettendo l’allestimento di almeno altre 150 stazioni di rifornimento autostradale, 200 stradali e 200 presso poli attrattori di traffico. Il tutto corredato anche da sistemi di rilevamento della qualità dell’aria. Un grande progetto, insomma, che però rischia di non funzionare senza altri importanti tasselli che favoriscano lo sviluppo dell’auto elettrica. Innanzitutto i parcheggi nei centri urbani per il rifornimento e poi incentivi corposi per l’acquisto di auto verdi alla stregua di quanto accade in giro per l’Europa.

Sempre in Francia, ad esempio, gli incentivi per l’acquisto di un’auto elettrica, attraverso un bonus écologique, arrivano a 6.000 euro, coprendo fino al 27% del valore dell’auto. In Italia, considerati i vantaggi su bollo, accesso ai centri storici e parcheggio su strisce blu gratuito, non si arriva a tremila euro.

Segno, insomma, che la svolta verde per l’Italia è ancora lontana. Lo testimonia anche un altro punto dolente: per entrare liberamente nel centro di Roma, la vettura elettrica dovrà essere registrata all’ufficio mobilità del Comune. Questo passaggio non è però sufficiente a garantire l’accesso anche negli altri centri urbani italiani a traffico limitato. Con il risultato che Paese che vai, ufficio di mobilità che incontri. Almeno finché il governo non si deciderà ad istituire un registro unico per le auto pulite, che peraltro, in Italia, ricevono poche agevolazioni rispetto al resto del Vecchio Continente.

Non a caso, secondo i dati Unrae, nel 2016 la vendita di vetture elettriche (con 1403 vetture immatricolate contro le 1.484 dell’anno precedente) è diminuita e ad oggi il segmento vale appena lo 0,1% del mercato delle auto. Difficile che le cose possano cambiare senza uno sforzo istituzionale che, partendo dal Governo, coinvolga anche i Comuni. A partire dalla Capitale: il progetto è fattibile e conveniente e Parigi lo ha già dimostrato, candidandosi a capitale ecologica del Vecchio Continente.

 

 

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