A2A lancia il guanto di sfida ad Acea sul mercato del Lazio. La più importante multiutility nazionale, controllata dai comuni di Milano (25%) e Brescia (25%), ha infatti deciso di crescere sul territorio nazionale. E ha scelto di puntare dritto sulla capitale, sulla sua provincia e sull’intera regione. “A2A ha intrapreso un percorso di espansione su scala nazionale che trasformerà l’azienda da operatore territoriale con 2,9 milioni di clienti (elettricità e gas), a player nazionale con 6 milioni di clienti entro il 2030” ha spiegato la società milanese interpellata da Radio Colonna.
C’è da scommettere quindi che A2A darà del filo da torcere ad Acea, controllata dal Comune di Roma. Anche perchè, come chiarisce l’azienda, “nel Piano di Sviluppo Nazionale il Lazio rientra fra le regioni prioritarie in termini di presidio e crescita anche alla luce dell’esito delle aste per l’assegnazione del Servizio delle Tutele Graduali (predisposto dall’Arera per accompagnare l’addio al mercato tutelato di piccole e microimprese, ndr) che ha visto risultare A2A come esercente assegnatario per i prossimi 3 anni”.
Inizia così una battaglia fra municipalizzate pubbliche che rischia di pesare anche sulle casse pubbliche: lo scorso anno Acea ha staccato al Campidoglio un assegno da quasi 87 milioni in dividendi e l’aumento della competizione in casa non promette niente di buono. Soprattutto perchè si tratta di una grande società come A2A che bene conosce il mercato energetico italiano. E pensare che quando Matteo Renzi era a Palazzo Chigi, in Cassa Depositi e Prestiti c’erano grandi piani per le municipalizzate. Per superare la guerra fra campanili, i consiglieri dell’ex premier avevano immaginato di creare un grande polo dell’energia attraverso la fusione delle più importanti municipalizzate pubbliche. In che mondo? Il primo step sarebbe stato portare sotto il cappello del braccio finanziario dello Stato le quote azionarie di Comuni, Province e Regioni. E poi magari spingerle verso le nozze per infine quotare solo parte del capitale della neonata società delle municipalizzate italiane.
Tutto lineare se non fosse stato che il piano si è rivelato impraticabile. Tutta colpa della guerra dei campanili che moltiplica i costi e i posti di lavoro attraverso la presenza di distinte strutture amministrative. L’accentramento in un unico polo avrebbe infatti spostato il baricentro del potere dai soci regionali a quello nazionale. E quindi il progetto rimase nel libro dei sogni. Con il risultato che oggi municipalizzate come Acea e A2A si trovano a diventare rivali sullo stesso territorio. Due soggetti a maggioranza pubblica che si fanno concorrenza come due aziende private per conquistare il mercato.