Affitti brevi a Roma: 6 strutture su 10 sono in centro, ma poche rispettano le regole

Il 63% di queste abitazioni è concentrato nel I Municipio

Caos affitti brevi. A Roma ci sono circa 20mila case, appartamenti e camere offerte in affitto breve sulle piattaforme online. Dentro questo numero – scrive il dorso romano del Corriere della Sera – ci sono anche gli esercizi “extra-alberghieri” tradizionali. Possiamo però dire che sono almeno 11mila, case e appartamenti registrati pubblicamente per gli affitti brevi (tutti gli alberghi a Roma sono circa mille). Hanno un tasso d’occupazione altissimo (circa il 90%), perciò sono case occupate quasi tutto l’anno.

Sempre secondo buone stime – continua il quotidiano – il reddito medio per unità è di circa 30/35mila euro l’anno. Il 63% di queste abitazioni è concentrato nel I Municipio. Teoricamente ogni gestore di abitazione dovrebbe comunicare che la sua abitazione è sul mercato degli affitti brevi e dire quanti ospiti ha avuto. Come fanno gli alberghi da sempre. Dovrebbero comunicare agli organi di polizia anche i nominativi degli ospiti. Le sanzioni della Regione sono particolarmente “miti” – scrive il quotidiano – : la mancata comunicazione dell’esercizio ricettivo “costa” da 500 a 3mila euro e del movimento degli ospiti fino 2mila euro. Non un grande disincentivo…

Dalla mancata registrazione derivano conseguenze sul piano fiscale, perché se l’arrivo dell’ospite non è registrato, non si potrà certamente registrare l’introito ricevuto, pagare l’imposta dovuta e riportarla nella dichiarazione dei redditi. Ecco perciò che un mancato adempimento statistico si trasforma, nei fatti, in un mancato adempimento fiscale. Il terzo punto riguarda l’impatto urbanistico: se un palazzo nel centro di Roma presenta sul mercato degli affitti brevi, cioè sul mercato ricettivo tre, quattro o più appartamenti, c’è una trasformazione di quel palazzo in qualcosa di differente da quello che dovrebbe essere. E se il palazzo accanto, e quell’accanto ancora, fanno la stessa cosa, non siamo in presenza di una trasformazione urbana molecolare che nessun potere politico (cioè determinato dagli elettori) ha deciso?, si chiede Antonio Preiti sul Corriere della Sera. Di qui anche la difficoltà degli studenti a trovare una camera e delle famiglie che non possono pagare canoni paragonabili a quelli degli affitti brevi.

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