Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Lazio, interpellato da ‘’La Repubblica’’ conferma che qualche timido segnale di ripresa c’è, ma a parte questi giorni di partite di calcio (gli Europei n.d.r), per il resto il pubblico è ridotto, e ci sono ancora 650 alberghi di Roma chiusi su 1.250. E quelli aperti non hanno più del 20 per cento di occupazione’’.
Roscioli informa che per l’estate le previsioni non sono particolarmente positive. ‘’La Capitale – rileva – non è un luogo di villeggiatura, in luglio e agosto le mete sono altre. Ci aspettiamo aumenti per settembre e ottobre. La situazione sta migliorando, certo, ma noi dipendiamo da Sudamerica, Sudest asiatico, Cina, Stati Uniti, Russia e se questi Paesi non si muovono o non viene riconosciuta la vaccinazione, purtroppo Roma resta al palo. Se devono fare la quarantena per entrare e uscire, ovviamente qui quei turisti non vengono. E poi c’è da considerare che gli aiuti governativi finiscono a luglio’’.
Roscioli avverte poi sche, senza cassa integrazione, se dovessero scattare i licenziamenti, il problema si farebbe davvero serio. Uno dei miei alberghi è il President: l’ho dovuto chiudere, avevo cinque, sei stanze occupate. Non ci pago neanche la corrente per l’ascensore. Non parliamo della Tari, che abbiamo dovuto continuare a versare nonostante le chiusure, o la tassa di soggiorno, tra le più alte d’Europa. Il President resterà chiuso fino a marzo 2022’’.
‘’Per non parlare – conclude il presidente di Federalberghi Lazio – di foto e video su cinghiali in giro per le strade e cassonetti che strabordano: hanno fatto il giro del mondo e magari chi li vede decide di andare da un’altra parte’’.
Ripresa lenta ‘’grazie al piano vaccinale’’. anche per il presidente di Assohotel Roma, Francesco Gatti. «Ma le città d’arte – precisa a ‘’La Repubblica’’ – sono lontane dalla serenità: gli Europei servono, ma servirebbe anche programmare su convegni, eventi e altre attività”.