‘’Va comunque evitata la liquidazione di Alitalia, bisogna infatti tener conto che vi lavorano 14.000 persone’’. Lo ha sottolineato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, intervenuto a Firenze alla festa del quotidiano ‘’Il Foglio’’. Sollecitato dalle domande del direttore, Claudio Cerasa, il ministro ha rilevato che l’eventuale presenza di capitale statale deve avvenire secondo le regole previste dalla Ue, che prevedono nella compagine azionaria una forte presenza privata.
Riguardo alla restituzione maturata del prestito di 900 mila euro concessa dallo Stato all’ Alitalia secondo una precisa autorizzazione della Ue, Tria ha detto che dovrà avvenire secondo gli accordi sottoscritti con Bruxelles. Pertanto la ventilata trasformazione dell’intero prestito o di una sua parte in azioni della compagnia è condizionato al placet della Ue. Sulla partecipazione delle Ferrovie dello Stato, Tria ha precisato che l’azienda è al 100 per cento dello Stato, ma ha un consiglio di amministrazione con autonomia di giudizio al quale spetterà la valutazione dell’ingresso o meno nel capitale Alitalia.
Secondo Tria non è pensabile tornare alle partecipazioni statali anche se, all’epoca hanno contribuito a creare nel Paese un management capace, occorre piuttosto contribuire – e lo si è cominciato a fare con una cabina di regia- a sveltire gli investimenti in infrastrutture da parte della pubblica amministrazione. Investimenti ormai bloccati da troppi anni. ‘’Al di là delle semplificazioni burocratiche – ha rilevato – in molti casi è necessario contribuire a livello di progettazione. Per questa ragione molti Comuni hanno infatti difficoltà di investire in scuole o altre infrastrutture. Con un’adeguata cabina di regia li vogliamo aiutare.’’
Per il ministro non è tanto necessario inventarsi nuovi investimenti in infrastrutture per contribuire alla crescita. All’interno della pubblica amministrazione c’è un grandissimo potenziale di investimenti che contiamo con questo governo di far finalmente decollare. Riguardo i cantieri già aperti – senza voler entrare nel merito della Tav e di altri grandi lavori – Tria ha rilevato che è opportuno, dove è necessario, sbloccarli anche per non penalizzare le grandi imprese italiane che altrimenti sono contrette a lavorare al 100 per cento all’estero.