Ai 200mila posti di lavoro che secondo la Cgil sono andati persi nel 2020 durante il Covid, bisogna aggiungere i circa 60mila lavoratori che rischiano di essere licenziati a Roma e nel Lazio quando finirà la cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti.
In base alla proiezione annuale dell’istituto dì ricerca Eures e del sindacato Uil, nel 2021 nel Lazio ci saranno almeno 200mila lavoratori a tempo determinato o indeterminato ancora in cassa integrazione, a tempo pieno o parziale. Ma per 60mila lavoratori con l’eventuale sblocco dei licenziamenti non ci sarà neppure più quella, con la conseguente perdita del posto di lavoro.
È quanto si sottolinea in un articolo di “La Repubblica”, aggiungendo che il dato riguarda in gran parte i dipendenti romani di grandi hotel, agenzie di viaggio, tour operator, ristoranti e società di servizi: aziende che faticheranno a tornare al fatturato pre-Covid e rischiano dì non aver più bisogno dì personale scaricando sui lavoratori il buco delle mancate entrate.
La spada di Damocle pesa soprattutto sul turismo: a rischio almeno 10mila posti di lavoro fra hotel, agenzie e tour operator. Ma con l’indotto, inclusi Ncc e guide turisti che, i posti di lavoro in bilico aumentano a decine di migliaia. Del resto dopo un anno e mezzo di pandemia e lockdown i nodi dell’economia romana arrivano al pettine: rimangono da risolvere le crisi di grandi aziende e società partecipate che a Roma danno lavoro a migliaia di persone, come i casi della società comunale Multiservizì e dì Alitalia.
A cui bisogna aggiungere le crisi di aziende di media e piccola dimensione che fanno parte dell’indotto di grandi società: è il caso della Blasetti, 200 dipendenti diretti e altrettanti di indotto, con sede a Pomezia, specializzata nella produzione di buste e quaderni perconto di società come Poste Italiane.
La crisi della Blasetti risale a maggio quando una gara d’appalto al massimo ribasso la estromette a favore di una concorrente spagnola con sede in Romania: che ne sarà dei 400 lavoratori al momento dello stop degli ammortizzatori sociali? “La questione non si risolve fissando una data specifica – spiega a “La Repubblica” Alberto Civica segretario generale Uil Roma e Lazio – bisogna liberalizzare i licenziamenti solo quando ci sarà una ripresa consolidata: setto ri come turismo e commercio sono ancora in ginocchio e dovrebbero avere più copertura”.
Fabio Piacenti, direttore dell’istituto Eures, conferma: “Aspettiamo il consolidamento della ripresa per non rovesciare i costi della pandemia sulla pelle dei lavoratori: il calo dei fatturati è stato sostenuto dagli ammortizzatori sociali ovvero dalla collettività e le imprese non devono escludere nessuno”.