Alloggi, blitz dei movimenti nella sede Ater

Sono 8.000 le persone ancora in attesa degli alloggi. Il problema rimane l’applicazione del piano casa regionale

Erica Dellapasqua per Il Corriere della Sera Roma

 

Ieri hanno occupato anche l’Ater: i movimenti per la casa, rimbalzati dal Comune di Roma ancora senza assessore alle Politiche abitative, pressano la Regione che però, dopo aver finanziato già l’anno scorso il piano straordinario per l’emergenza alloggiativa, è rimasta senza interlocutori istituzionali in Campidoglio. Confronto nuovamente rinviato a giovedì prossimo: i manifestanti, in quell’occasione, si aspetteranno risposte puntuali.

Il problema resta l’applicazione del piano-casa regionale approvato a marzo, che impegna complessivamente 197 milioni riservando una quota di alloggi (il 15 per cento) anche agli occupanti. Tra le «categorie» che avranno diritto alla casa si citano infatti espressamente «i nuclei familiari che vivono in immobili pubblici o privati – si legge nella delibera – impropriamente adibiti ad abitazione al 31 dicembre 2013». Cioè occupati. Novità legislativa, quest’ultima, rivendicata dai manifestanti, che ricordano a tutti anche «le 8 mila famiglie in attesa di una casa popolare dalle graduatorie sia del 2000 e sia del 2012».

Posizioni vecchie di anni, che con tutta probabilità non rispecchiano più le attuali condizioni degli aspiranti inquilini, delle quali comunque il Comune deve tener conto. Nell’ultima lettera ufficiale sul tema, di fine settembre, il Campidoglio «rimproverava» la Regione di aver garantito i soldi ma non le case: «I provvedimenti della Regione Lazio – scrivevano da Politiche abitative – risultano ancora essere in ipotesi progettuali di recupero edilizio, cambio di destinazione d’uso, in attesa di permesso di costruire, ovvero ancora in una fase larvale quale lo studio di fattibilità per un recupero urbano di alloggi di proprietà dell’amministrazione capitolina». Cioè intenzioni, progetti, ancora nulla di «solido».

Al contrario, la Regione aveva replicato che «sono stati già messi a disposizione 145 alloggi e stanziati 30 milioni per l’acquisto di nuove unità». In realtà, quest’ultimo bando da 30 milioni, alla fine è andato deserto e quindi, oggi, l’avvicendamento tra inquilini – dentro i legittimi assegnatari e fuori gli abusivi – si fonda esclusivamente sugli sforzi di Ater e degli uffici di Politiche abitative, che a corto di mezzi e uomini certo non rispondono alla logica dei grandi numeri.

Manca, appunto, l’interlocutore istituzionale, l’assessore di riferimento che traduca nella pratica il piano regionale. Il tavolo di giovedì, a questo punto, può essere un’occasione: «Da parte nostra massima disponibilità – ha detto al termine dell’occupazione il commissario Ater Giovanni Tamburino – ad attivarci per la risoluzione dei problemi rappresentati».

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