Ci sono 18 milioni di crediti per i servizi cimiteriali della Capitale al centro della disputa sul bilancio Ama 2017 che ha spinto l’ex ad Lorenzo Bagnacani a presentare un esposto in procura ed ad accusare la sindaca Virginia Raggi di pressioni per “modificare i conti”. Soldi vantati come crediti nei confronti del Comune dagli allora amministratori aziendali ma non riconosciuti da Palazzo Senatorio per “mancanza di evidenze”.
Secondo il Campidoglio infatti i 18 milioni di credito vantati da Ama non sono stati riconosciuti all’azienda “perché Ama non ha mai dato evidenza di quegli extracosti non imputabili a una gestione inefficiente ma a oggettive maggiori spese necessarie sostenute”, aveva detto il direttore generale del Campidoglio Franco Giampaoletti, audito dalla commissione Trasparenza.
Proprio quei 18 milioni furono al centro della bocciatura del bilancio Ama da parte della giunta che portò qualche mese fa alle dimissioni anche dell’assessore all’Ambiente Pinuccia Montanari.
L’ex ad Lorenzo Bagnacani raccontò la sua versione in un’audizione presso la commissione Rifiuti della Regione rappresentando un quadro composto da difficoltà “generate a tavolino”, con la partita del bilancio che stava prendendo “una portata strana”. I 18 milioni di crediti cimiteriali, a suo avviso erano una cifra troppo esigua a fronte di una manovra da 800 milioni per giustificare la bocciatura dei conti, “come se il bilancio, a livello di sensazione, dovesse essere in perdita”. “Se osserviamo la dinamica dei fatti si sta andando forse verso un percorso per cui il fatto che l’Ama resti pubblica può essere messo in discussione – l’affondo dell’ad rimosso da Virginia Raggi -. La dinamica attuale non sta rendendo solido questo progetto”.